decide la corte d’appello – La Nouvelle Tribune

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La vicenda di “rituali satanici” che ha scosso il Marocco nel 2020 ha visto il suo esito legale. La Corte d’appello di Tangeri ha emesso un verdetto che ha annullato la decisione di primo grado, assolvendo tutti gli imputati. Questa vicenda, scoppiata nel bel mezzo di un periodo di reclusione legato alla crisi sanitaria, è nata quando un uomo ha accusato la moglie di aver trasformato uno dei suoi edifici in un bordello. Le accuse si sono presto amplificate con la pubblicazione di un video sull’argomento YouTubepratiche evocative legate a rituali satanici. Questa rivelazione scatenò un’accesa polemica nel Paese, mettendo in luce tensioni sociali latenti e paure legate a presunte pratiche occulte.

Una svolta giudiziaria inaspettata

La sentenza della Corte d’Appello segna una svolta radicale in questo complesso caso. Mentre in primo grado erano state pronunciate condanne fino a cinque anni di reclusione, il tribunale di grado superiore ha deciso di scagionare tutti gli imputati. Questo ripensamento si basa su una perizia medica di esperti giurati, che non ha permesso di stabilire la realtà dei fatti addotti. I giudici hanno sottolineato in particolare l’assenza di prove probatorie di violenza sessuale collettiva o di rituali satanici che coinvolgessero i due bambini oggetto del caso.

Questa decisione mette in discussione non solo le accuse originarie, ma anche la forza delle prove presentate durante il primo processo. Ciò solleva interrogativi sulle reali motivazioni del denunciante, che il tribunale sospetta di aver agito per ragioni diverse dalla semplice richiesta di giustizia. Questa inversione di tendenza evidenzia le sfide che deve affrontare il sistema giudiziario marocchino nella gestione di casi delicati, dove le voci e le emozioni del pubblico a volte possono avere la precedenza sui fatti provati.

Accuse con gravi conseguenze

Il caso ha inizialmente portato all’incriminazione di cinque persone, quattro delle quali sono state poste in custodia cautelare. Tra gli imputati figuravano la moglie del denunciante, la madre dei due figli delle presunte vittime, un tassista e un imprenditore. Le accuse contro di loro erano particolarmente gravi: abusta sessuale di minore, adulterio e favoreggiamento della prostituzione. Una quinta persona, perseguita a piede libero, completava il novero degli imputati.

Nel corso del procedimento giudiziario gli imputati hanno sostenuto la propria innocenza, confutando categoricamente le accuse mosse contro di loro. La loro assoluzione da parte della Corte d’Appello rafforza la loro posizione e sottolinea l’importanza di un’indagine approfondita in questo tipo di casi, dove le accuse possono avere conseguenze devastanti sulla vita delle persone e delle loro famiglie.

Uno specchio delle tensioni sociali

Al di là degli aspetti puramente giudiziari, questa vicenda è stata un rivelatore delle tensioni che attraversano la società marocchina. La velocità con cui le accuse di rituali satanici si sono diffuse e sono state accolte dimostra un terreno fertile per voci e teorie del complotto. Questo fenomeno evidenzia paure latenti legate a pratiche percepite come occulte o minacciose per l’ordine sociale costituito.

L’impatto mediatico della vicenda, amplificato dall’utilizzo dei social network, solleva interrogativi anche sulla responsabilità dei media e sulla propagazione dell’informazione nell’era digitale. Il video YouTube pubblicato dall’attore ha svolto un ruolo cruciale nel suscitare l’opinione pubblica, illustrando il potere delle piattaforme online nella costruzione e diffusione di narrazioni, fondate o meno.

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