Approfittiamo del primo giorno di ottobre per appendere un nastro rosa sul retro delle camicette di tutte le pazienti, di tutti i cappotti dei familiari e degli operatori sanitari che sono direttamente o indirettamente colpiti dal tumore al seno.
Inizia l’ottobre rosa e ci ricorda l’onnipresenza di questa malattia nel panorama sanitario francese e della Mosella: il il cancro sei tu rappresenta il 33% dei tumori nelle donne e, sebbene quasi l’80% dei tumori al seno si sviluppi dopo i 50 anni, tende a colpire pazienti sempre più giovani. Il numero di nuovi casi in Francia è stato stimato a 61.214 nel 2023, con un aumento dello 0,3% annuo dal 2010.
Individuato precocemente (“preso in tempo”, come si dice comunemente), il cancro al seno guarisce in 9 casi su 10.
La parola “cancro” non è meno spaventosa, e questa mattina voglio pensare a coloro che vivono all’ombra del cancro. Un’ombra che getta un velo sull’esistenza normale, che apre una coppia di parentesi tra le quali si svolgeranno l’incertezza e il combattimento.
Voglio pensare alle donne che vedono il proprio corpo cambiare, cadere capelli e ciglia, a cui viene asportato uno o entrambi i seni, che le privano di una parte della loro femminilità. Voglio pensare alle cicatrici. Pensate alle mamme che decidono di nasconderlo, che continuano a lavorare e a crescere i propri figli, pensate alle mamme coraggiose che vanno da sole alle sedute di chemio, semplicemente perché non hanno scelta, a quelle per le quali è “troppo dura”, che ha bisogno di rompersi. Pensiamo ai figli, che devono capire che la loro madre si trova di fronte a una malattia la cui cura è, in apparenza, più violenta della malattia stessa. Penso al sonno disturbato, agli effetti collaterali, ai viaggi estenuanti in ospedale, ai disegni, alle lettere e agli sms di incoraggiamento, alle parole dolci, ai grandi dolori e alle piccole gioie, alle parrucche, alla frangetta, allo smalto, alle fantasie dei tappeti nelle sale d’attesa dei reparti di oncologia, alla canzone di Clara Luciani…