il processo contro Marine Le Pen e il suo partito si aprirà questo lunedì alle 18.00

il processo contro Marine Le Pen e il suo partito si aprirà questo lunedì alle 18.00
il processo contro Marine Le Pen e il suo partito si aprirà questo lunedì alle 18.00
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È una spada di Damocle per il tre volte candidato alle presidenziali. Marine Le Pen, favorita nei sondaggi per il 2027, rischia una pena detentiva (fino a dieci anni) e soprattutto l’ineleggibilità nella vicenda degli assistenti degli eurodeputati del Fronte Nazionale, da allora ribattezzato Rassegne Nazionale, di cui è in corso il processo. apre questo lunedì, 30 settembre a Parigi. Il processo durerà fino al 19 novembre, con tre udienze a settimana.

L’ex presidente del partito di estrema destra (2011-2022), la RN e altri 24 imputati, tra cui Louis Aliot, sindaco di Perpignan, il deputato dell’Yonne Julien Odoul, Nicolas Bay, ex membro di Reconquête!, o l’ex numero 2 Bruno Gollnisch , sarà giudicato per “appropriazione indebita di fondi pubblici” o “complicità”, se non “occultamento” di tale reato. Jean-Marie Le Pen, 96 anni, non sarà presente: il suo stato di salute lo fa «incompatibile» il suo aspetto, secondo il parere di un esperto. Come l’ex deputato Jean-François Jalkh.

L’attuale capo dei deputati della Rn è sospettata di aver messo a punto con il padre e i dirigenti, tra il 2004 e il 2016, un sistema di remunerazione sui fondi europei per gli assistenti degli eurodeputati che in realtà lavoravano totalmente o in parte per il suo movimento politico. Cosa che lei ha sempre contestato.

Un “sistema di diversione delle buste”

Il tribunale di Parigi, dove si svolgerà il processo davanti all’undicesima camera penale. Philippe Mirkovic / Ouest-Francia

La vicenda è scoppiata nel 2015, quando il Parlamento europeo ha allertato la giustizia francese su possibili irregolarità nell’utilizzo delle spese di assistenza parlamentare. Venti collaboratori degli eurodeputati del FN (eletti nel giugno 2014) compaiono poi nel nuovo organigramma del partito della fiamma, occupando funzioni ufficiali. Lo sottolineano gli inquirenti «anomalie» et “incoerenze” sulle loro condizioni di lavoro (sede, missioni, contratti multipli, ecc.).

I giudici finanziari parigini, ai quali furono affidate le indagini alla fine del 2016, sospettarono subito che il movimento politico avesse “in modo concertato e deliberato” organizzato “un sistema di deviazione” buste (21.000 euro mensili) assegnate a ciascun parlamentare per pagare i propri assistenti.

“Risparmio grazie al Parlamento europeo”

Per i magistrati inquirenti, Marine Le Pen “sembra essere una delle principali responsabili del sistema messo in atto nonostante fosse stata informata della necessità di alleggerire le finanze del FN, dal suo tesoriere”, Wallerand de Saint-Just. Quest’ultimo gli ricordava, in un messaggio del giugno 2014, citato negli atti, uno slittamento delle spese. Aggiunta: “Ne usciremo solo se realizzeremo risparmi significativi grazie al Parlamento europeo”.

L’accusa evidenzia anche le testimonianze degli eurodeputati, che raccontano un incontro avvenuto a Bruxelles nello stesso periodo. Marine Le Pen lo avrebbe richiesto “reclutano da soli un solo assistente, il resto della sua dotazione dovrà essere messo a disposizione del movimento”. Uno dei parlamentari scrive poco dopo al tesoriere: “ Ciò che ci chiede Marine equivale ad accettare lavori fittizi. […] »

“Natura sistemica delle deviazioni”

I gip insistono, nella loro ordinanza, sulla “natura sistemica delle deviazioni”. Nel corso delle legislature lo sarebbero diventati “un mezzo per finanziare il partito” in un contesto di difficoltà finanziarie.

Il danno economico è stimato dal Parlamento Europeo, in questo caso parte civile, “a tre milioni di euro”. L’istituzione no “ne rivendicherà solo due”, precisa il suo avvocato, Me Patrick Maisonneuve, “più di un milione sono già stati rimborsati attraverso le procedure di recupero avviate dal Parlamento”. Chiederà anche “350mila euro per danno alla reputazione” e circa “70mila euro di spese legali”.

Da parte sua, il Raggruppamento Nazionale ha continuato a confutare le accuse. Da anni denuncia “implacabilità”, o anche una procedura ” politica “. Ripetendo in particolare quello degli assistenti parlamentari “non sono dipendenti del Parlamento europeo ma hanno anche un ruolo politico”. E stimare che questo processo sarà “finalmente la possibilità di avanzare argomentazioni di buon senso”.

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