Tre libri seri e toccanti vincono questo mese. Tre testi che evocano il lutto, la rinuncia, ma anche la luce, che a volte sorge dove non ce l’aspetti. Nella categoria narrativa, l’italiana Gabriella Zalapì (che scrive in francese) ha irradiato l’anno scolastico letterario con la sua eroina di 8 anni, lucida e smarrita, diventata ostaggio di storie di adulti che la disturbano e vanno oltre. In una storia travolgente, Anne-Dauphine Julliand racconta l’impensabile: il lutto di tre figli, e la vita che continua, nonostante tutto. Il thriller del mese, infine, è mozzafiato, tenero e delicato, e ci conduce nell’intimità di una coppia e di un uomo la cui vita vacilla quando la sua adorata compagna scompare nella notte. Tre libri che raccontano, a modo loro, la speranza di un dopo.
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Finzione
La piccola Ilaria, 8 anni, aspetta la sorella maggiore alla fine della scuola, ma è stato il padre, nel pieno di un divorzio, a recuperarla. Quello che doveva essere un breve viaggio si è poi trasformato in un volo interminabile, due anni di vagabondaggio per le strade tra risate e paure. L’Italia, gli anni ’80, l’autoradio, le stanze insulse sopra le sbarre… Sembra un viaggio di famiglia, ma è piuttosto un percorso travolgente e amaro. “Ilaria” non è solo la storia di un divorzio andato storto e dell’allontanamento di un figlio. È anche quello di un bambino che si confronta con il mondo degli adulti, che va costruito da solo. Gabriella Zalapì firma un romanzo travolgente sull’amore familiare e le sue contraddizioni, la fine dell’innocenza e la disobbedienza di una bambina in cerca di libertà. – Cecile Bonzanni
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“Ilaria or the conquest of disobedience,” by Gabriella Zalapì (Zoé, 175 p.).
Saggistica
Sopravvivere ai propri figli non è nell’ordine delle cose. Mentre Anne-Dauphine Julliand perse le sue due figlie a causa di una malattia orfana, suo figlio si suicidò quindici anni dopo, alla vigilia dei suoi 20 anni. Questo libro ci parla del domani, del dopo, della sopravvivenza – della coppia e dei più piccoli -, della nostra capacità di arrenderci alle difficoltà senza esserne sopraffatti. Truccatevi di nuovo, affezionatevi ai dettagli per ancorarvi alla vita. Piccole cose, mettersi lo smalto, gioire del profumo del pane… Lasciare il buio del lutto per il bambino che resta, per se stesso… Anne-Dauphine Julliand sarà triste per tutta la vita, ma non in tutti i momenti. E questo è l’essenziale. “Non posso far tornare i miei figli, ma posso scegliere come vivrò”, ha scritto. – Stéphanie Passicos
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“Aggiungere vita ai giorni”, di Anne-Dauphine Julliand (Les Arena, 144 p.).
Poliziotto
Una donna scompare nella Notte di Rennes, senza lasciare spiegazioni o indizi.
Come spesso in questo tipo di affari, il sospetto ricade sul marito. Ma i giorni e i mesi passano senza che Camille riapparisca. Il suo fantasma onnipresente lascia un vuoto nel cuore di suo marito, Loïc, e dei suoi cari. Questo buco nel cuore, da molto tempo, è stata Camille ad averlo: finché non ricorreranno a una madre surrogata, la coppia non potrà avere figli. Ho trovato molto interessante questa descrizione dell’universo GPA, tra aspettative e speranza. Stiamo assistendo all’immersione nell’inferno di Loïc, devastato dal suo immenso dolore e dai sospetti che continuano a pesare su di lui. Per quanto riguarda il giallo poliziesco, l’autore ci conduce con maestria di traccia in traccia, fino a instillare il dubbio. –Claire Marache
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“Un buco nel cuore”, di Nicolas Zeimet (sudori freddi/Denoël, 436 p.).
Questo mese, i nostri giurati leggono anche nella categoria narrativa: “La mitologia del .12”, di Célestin de Meeûs (il seminterrato) e “Un altro mi aspetta altrove”, di Christophe Bigot (La Martinière). Nella categoria saggistica: “I mostri”, di Claire Dederer (Grasset). Nella categoria Polar: “surfacing” di Clea Koff (Héloïse d’Ormesson).
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