Che ruolo hanno avuto le parole nella tua vita?
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia in cui amavamo leggere. Da adolescente ho comprato un computer e ho iniziato a scrivere le mie storie, sotto forma di racconti. Dovevo avere 13 anni. Ma, a 9 anni, ho avuto una rivelazione mentre leggevo “Sordo, muto, cieco, storia della mia vita”, di Helen Keller. Questo libro ha dimostrato che si può passare dall’oscurità alla luce. Sono stato trasceso da questo lavoro. Mi sono identificato anche con i libri di John Fante. E poi ovviamente ho letto “Lolita”, di Nabokov…
Come ti è venuta l’idea di “A Summer at Jida’s”?
Ho scritto una prima versione nel 2015. Il mio editore mi ha chiesto di apportare correzioni e rielaborarla. Mi ci sono voluti otto anni per arrivarci. E mi ha sbloccato. Ho pubblicato un altro libro qualche settimana fa e altri due sono in programma.
Qual è la tua ambizione con questo libro?
È un’autofiction, tra il racconto e il romanzo. Racconto la mia storia personale, ma la completo con testimonianze di altre donne. Questo romanzo tratta dei rapporti tra Francia e Algeria e delle sofferenze generate dalla guerra. Penso all’alcolismo, alla violenza in famiglia. Sto parlando del viaggio degli Harki. Per la prima generazione è stata dura. Ma per il secondo, è stato un po’ meno. Il terzo, il mio, cerca di far saltare tutto.
Chi sono i tuoi scrittori preferiti?
Si va da Maupassant ad Annie Ernaux passando per Constance Debré, Christine Angot ed Elsa Triolet. Mi piace molto anche Edouard Louis, di cui attendo con ansia tutti i libri. Leggendo le sue saghe intellettuali, cresco.
Sei anche un enologo. C’è qualcosa in comune tra un’uva e una parola?
Ehm… no! Ma natura e poesia si uniscono. Quando sono nelle mie vigne sono in movimento. Quando scrivo sul mio computer, possono essere cinque ore di fila, rimango seduto lì, congelato. Ma sento subito il bisogno di uscire.
Hai scritto anche un libro “C., la faccia nera del bianco” in cui parli dei danni della cocaina.
SÌ. È stato un passaggio della mia vita. Ho menzionato l’argomento su un blog, “Moi Juliette F.”. Poi ne ha parlato Konbini (media online, ndr) e da lì è nata questa storia.
Cosa significa per te un premio?
È una ricompensa e sicuramente ti fa sentire bene. Mi commuovo quando ai lettori piace il mio lavoro. È come quando qualcuno mi fa i complimenti per il mio vino, mi sento bene.
Quali sono i tuoi progetti?
È appena uscito il mio secondo romanzo, “Seules les vignes”, sempre in Cherche-Midi, ed è stato ben accolto. Un altro romanzo, “Les Noces imperfectes” (un libro corale sulle 24 ore che precedono un matrimonio) uscirà l’anno prossimo. Il prossimo parlerà di un contadino di Rochefort-du-Gard.
Conosci Saint-Jean-d’Angély?
Non c’è modo !
Presentazione del Premio Primo Romanzo venerdì 24 gennaio, alle 18,30, presso la mediateca comunale. Prenotazione consigliata allo 05 46 32 61 00 oppure al [email protected]. Lolita Sene firmerà il suo libro.
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