Il famoso inno di protesta dei Rage Against The Machine, Uccidere in nomeha raggiunto il traguardo simbolico di un miliardo di ascolti su Spotify. Pubblicato nel 1992 come primo singolo estratto dall’album omonimo del gruppo, certificato tre volte disco di platino, il brano rimane uno dei più emblematici del repertorio dell’impegnato gruppo metal rap.
Un titolo con un messaggio senza tempo
Uccidere in nome è noto per il suo ritornello incisivo, ripetuto 16 volte: “Vaffanculo, non farò quello che mi dici”. Scritta in risposta alla brutalità della polizia che portò alle rivolte di Los Angeles negli anni ’90, la canzone denuncia anche il razzismo sistemico e l’oppressione da parte di chi detiene il potere.
Dalla sua uscita, la canzone ha trovato nuovi significati, diventando un simbolo universale di ribellione. Nel 2009 è stata anche al centro di una campagna volta a detronizzare il vincitore dello show televisivo Il fattore X dal numero uno nelle classifiche del Regno Unito a Natale. Questa iniziativa, seppure indipendente dal gruppo, è stata sostenuta dai Rage Against The Machine, che hanno utilizzato il ricavato in beneficenza.
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La portata universale della canzone
Tom Morello, chitarrista del gruppo, ha recentemente commentato questa impresa tramite i suoi social network: “Killing In The Name ha appena superato il miliardo di riproduzioni su Spotify! Grazie a tutti coloro che lo hanno ascoltato: chi lo ama, chi lo odia e chi lo ha apprezzato senza comprenderne il significato. È la prova che la musica ribelle e l’ironia sono ancora vive e vegete”.
Post di Tom Morello:
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