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Libro: Antoine Jaccoud accompagna Guillaume Perret al “K2!”

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Libro

Antoine Jaccoud accompagna Guillaume Perret al “K2!”

Lo scrittore segue il fotografo nella periferia di Losanna a filosofare tra i loro centri commerciali. Un testo potente.

Pubblicato oggi alle 10:37

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Molte storie hanno una preistoria. Se il ritratto che Antoine Jaccoud dipinge di Guillaume Perret nella collezione dedicata da art&fiction agli artisti visivi francofoni di oggi si intitola “Au K2!”, c’è un motivo che è antecedente al libro. Quando il fotografo si divertiva, “un giorno mise ciecamente il dito sulla mappa della Francia”. Il caso avrebbe dettato il luogo “dove sarebbe andato a fare la scimmia con il suo gruppo”, chiamato Pelouse. Il lotto cadeva su un quadratino formato da una “K” e un “2”. Questa volta, per un’indagine sul campo, il K2 si troverebbe vicino a Losanna. Più precisamente nell’informe periferia occidentale situata tra Crissier, Renens e Bussigny. “Il settore riunisce un numero considerevole di marchi conosciuti dai consumatori non solo in Svizzera, ma in Europa e persino in tutto il mondo.”

Cinque giorni

È infatti nella terra di nessuno dei nuovi templi del consumo di massa che si colloca l’opera attuale, divisa dall’autore in cinque “giorni”. Antoine accompagnerà Guillaume nei suoi vagabondaggi che lo condurranno da un centro commerciale all’altro, con un piccolo residuo di foresta in basso a sinistra sulla mappa. Si tratta di incontrare persone mentre si chiacchiera. Lo scrittore ascolta così il fotografo che non vuole mai “sminuire” nessuno. Questo è il suo desiderio e la sua preoccupazione. Poiché le cose devono dare l’impressione di essere ben fatte, il fiumiciattolo che scorre lì si chiama Sorge. “Sorge” significa anche preoccupazione in tedesco. Va detto che GP (come Guillaume Perret) è figlio di un pastore. Questa cosa un tempo creò nella Svizzera romanda una razza un po’ speciale di persone scrupolose. Oggi sembra rischiare di scomparire. Non sono rimasti molti pastori…

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Camminare insieme dà a Guillaume l’opportunità di parlare un po’. Questo è del resto lo scopo della serie art&fiction, anche se alcuni autori hanno parlato più di se stessi che dei propri modelli. Il lettore apprenderà così che Perret fu muratore, poi insegnante. Ha scoperto l’immagine attraverso l’obiettivo leggermente sfocato della LOMO, una macchina fotografica russa e poi austriaca che regalava immagini “elegantemente sfocate”. Il resto di quella che è diventata una carriera si svolgerà per Jaccoud a metà tra il Buffalo Grill e l’arredamento catanese. “Il percorso del fotografo è tra desiderio e paura.” Soprattutto perché incontreremo sconosciuti che a volte vorrebbero rimanere anonimi. “La fotografia è la norma che si concentra sui margini.” Uno resta ancora da definire. Una cosa molto difficile quando ci troviamo in un luogo intermedio come qui. Cos’è il mondo visto da una rampa autostradale?

“La fotografia è la norma che si concentra sui margini.”

Guillaume Perret

Il piccolo libro in uscita in questi giorni è senza dubbio il più completo della collezione. Molto scritto nonostante l’apparenza disinvolta, non ha in ogni caso il lato doppiamente ombelico di quelli dedicati a Lou Masduraud, Valentin Carron o Delphine Reist. C’è uno spessore, una consistenza e una profondità lì. In più il significato della formula e della parola che colpisce nel segno. Il testo fa venire voglia all’improvviso di leggere Antoine Jaccoud e di guardare le foto di Guillaume Perret. Risulta essere una sorta di aperitivo. Mi dirai che questo è l’obiettivo. Sì, ma bisogna ancora sapersi distinguere dal gioco. Aspettiamo una Claudia Comte di Blaise Hofmann, un Philippe Decrauzat di Muriel Pic e un Jean-Frédéric Schnyder di Fabienne Radi. Ci tornerò.

Pratico

“Au K2!, Ritratto di Guillaume Perret”, di Antoine Jaccoud, Edizioni art&fiction, 94 pagine.

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Nato nel 1948, Etienne Dumont studiato a Ginevra che gli furono di scarsa utilità. Latino, greco, diritto. Avvocato fallito, si dedicò al giornalismo. Molto spesso nelle sezioni culturali, ha lavorato dal marzo 1974 al maggio 2013 alla “Tribune de Genève”, iniziando parlando di cinema. Poi vennero le belle arti e i libri. Per il resto, come potete vedere, nulla da segnalare.Maggiori informazioni

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