“OVolevo fare yéyé punk.” “Grandi idioti, questi americani, che si tratti di Iggy Pop o dei Cramps.” “Secondo me non è compatibile conciliare un approccio artistico e cercare di farne la propria professione”. “Non voglio imparare a giocare meglio, perché se si tratta di fare come tutti gli altri ma peggio, non ne vedo il motivo.” Ci sono pubblicazioni in questo stile in ogni pagina di “Punk ouvrier”, il primo libro di Didier Wampas.
Il cantante 62enne pubblica, in collaborazione con il giornalista musicale Christian Eudeline, una prima autobiografia a sua immagine. Pazzo, provocatorio e in definitiva piuttosto tenero.
Ripercorre il suo viaggio nel punk francese nutrito da Mike Brant e i Rubettes, Johnny e i Ramones, condiviso tra il suo lavoro alla RATP, che mantenne fino alla pensione, e i concerti dei Wampas. Gruppo a geometria variabile, di cui sarà lui il leader, dalla longevità abbastanza pazzesca e dai successi casuali.
Questo fine settimana, Didier Chappedelaine, il suo vero nome, è a Tolone, per presentare il libro al Var Book Festival ed è curioso di incontrare il pubblico in un altro contesto.
“Porterò una chitarra, non si sa mai. Non so se potrei fare rumore, vedremo”scherza, dall'altra parte del filo, quello che si è stabilito a Sète qualche anno fa e che lì ha trovato uno stile di vita dolce che gli si addice.
Meno scontroso di quanto sembri, Didier Wampas resta aperto a tutti i paradossi. “È vero. Come questo libro, non volevo farlo e, alla fine, sono felice. Mi è piaciuto e mi piace parlarne dopo.”
“Cantare Dio e poi amare…”
«Non volevo davvero raccontare la mia vita», continua il cantautore. Dopo aver parlato con Christian, mi sono detto, beh, se parliamo di più delle canzoni, va bene.”
E in effetti, buona parte di questa autobiografia risiede nei commenti, oggi, di Didier Wampas sui testi che ha scritto per il gruppo. Anche in questo caso si vagheggia tra idea dell'ultimo minuto e grande battuta o abbondanza di riferimenti e significati nascosti.
Lì ci imbattiamo in una galleria di ritratti sorprendenti, vecchi viaggiatori zaino in spalla come colleghi d'ufficio, fascisti ma gentili, molti scomparsi, che non sono riusciti a fermare in tempo gli eccessi, donne comprese. L'amore, inoltre, e una certa forma di spiritualità sembrano in definitiva dominare la discografia dell'uomo.
“Ecco, ''cantare dolori e speranze, cantare Dio e poi l'amore''… i tre temi fondamentali del rock'n'roll. E anche un po' di ciclismo, su alcuni! Non voglio aggiungi sfortuna alla sfortuna del mondo, se possiamo aggiungere un po' di poesia, un po' di dolcezza, a modo mioriassume il cantante. Sono davvero aperto a tutti i tipi di cose. Ascolto molta musica classica, ad esempio. Ci sono entrato circa trent’anni fa. Oggi conosco più la classica che il rock'n'roll.”
Sotto il radar
Attraverso questo itinerario di un punk moderatamente viziato, ci immergiamo anche con Didier Wampas in un modo molto artigianale di vivere la carriera di musicista. Che però riguarda tanti artisti nascosti, che si muovono fuori dai grandi circuiti radiofonici e televisivi.
“Volevo viverlo così. A 15 anni ho scoperto il rock'n'roll, penso che tutte le persone che fanno musica siano pure e nobili, grandi e altruiste, ci rendiamo subito conto che non è vero ma continuo a viverlo crederci, seguire i miei sogni da bambino, salire sul palco cercando di dare tutto, a dire il vero. Se diventassi amareggiato o materialista, mi fermerei. Non ne vale la pena.
E l'artista lo spiega, nel libro, ritornando in particolare sui momenti che avrebbero dovuto dedicargli, e che ha vissuto piuttosto male. L'intertitolo “Manu Chao” per esempio o l'invito alle Victoires de la Musique nel 2004.
“Non è proprio il momento migliore, sono impazzito. È come i concerti a Parigi, dove tutti si conquistano in anticipo, lo trovo deludente dico beh merda, che senso ha preferire fare festival o date dove le persone non si conoscono bene. È più interessante quando è difficile.”
“Anche quando creo canzoni, cerco quello.” Il che gli permette, del resto, di spiegare certi testi poco compresi. “È colpa mia Stiamo facendo apposta cose chiuse, non lamentatevi dopo!”
E comunque non si lamenta. Gli chiediamo una canzone per Johnny, la fa ma non la manda. Indochine lo invita allo Stade de France, lui canta Partenaire Particulier…
“Non so perché, ride Didier Wampas dall'altra parte del telefono. Ho così paura di prendermi sul serio che non voglio. Per me è come un gioco”.
Var Book Festival, questo venerdì, sabato 22 novembre e domenica 23 novembre. 10:00 – 19:00 Place d'Armes, a Tolone. fetedulivredu var.fr
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