Troviamo l'autore sulle rive del Lago Toba, coinvolto nei burrascosi rapporti tra un disonesto produttore di palma da olio e una ONG ambientalista che cerca di proteggere gli abitanti del villaggio e la fauna locale.
Riuscirà a trovare l'ispirazione che cercava lasciando Parigi? La sulfurea Lamia, sontuosa greca, dea in carne ed ossa dal tragico destino, sarà la sua nuova musa ispiratrice? E cosa stanno facendo i servizi segreti di Giakarta e Parigi? La storia va di colpo in colpo, come la tigre Shere Khan che spia dalle profondità della giungla umida e affascinante.
Intervista con Patrice Montagu-Williams
Come conosci l'Indonesia?
Sono stato in Indonesia per la prima volta sull'isola del Borneo, a Balikpapan, quando TOTAL vi stava ancora effettuando esplorazioni petrolifere. All'epoca, molto prima di Internet. Via satellite trasmettevamo un telegiornale su videocassetta, talvolta utilizzando la borsa diplomatica. Ad esso erano allegati dei filmati. Questo servizio era rivolto ai francesi isolati nei cantieri di tutto il mondo, il che mi ha permesso di visitare molti paesi, tra cui l'Indonesia.
Ovviamente ho visitato anche Bali, come tutti gli altri. Ma soprattutto ho una grande cotta per Java; quest'isola è poco conosciuta dai turisti ed è un peccato perché è magnifica. La mia intensa ricerca su Sumatra e sull'Indonesia in generale mi è stata molto utile nella stesura di questo romanzo, sotto l'occhio benevolo di Elizabeth D. Inandiak con la quale condivido lo stesso editore, Nevicata, per la raccolta The Soul Peoples
per il libro che ho scritto sul Brasile, paese dove ho vissuto per 5 anni.
Patrice Montagu-Williams
Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Ho sempre amato scrivere. Avrei potuto diventare giornalista ma alla fine ho studiato economia. Dopo un'intensa vita professionale e numerosi viaggi d'affari all'estero, ho preso davvero in mano la penna quando ho iniziato il mio pensionamento ad Atene, dove vivo da allora. Nel 2012 è uscito il mio primo romanzo, il primo di una serie di 5 thriller ambientati a Montmartre, un po' come Boris Vian.
Ne ho scritti altri. Forse i lettori del sud-est asiatico saranno interessati alla mia raccolta di racconti ambientati a Bangkok: La ragazza che amava le nuvole (Edizioni Gope 2022), che originariamente ho pubblicato a puntate per il quotidiano francofono tailandese Gavroche.
Il tuo romanzo cita più di 40 scrittori, poeti e filosofi. Chi sono i tuoi autori preferiti?
Senza esitazione Garcia-Marquez e Simenon. E Balzac ovviamente. Ma per me il più grande è Dostoevskij: rimasi a lungo davanti alla sua tomba al cimitero di Tikhvin, durante una visita a San Pietroburgo, anni fa…
Come accenno nella prefazione a La Tigre di Sumatra, per me esistono due tipi di autori: quelli che scrivono e quelli che raccontano storie; questi sono i romanzieri. Appartengo chiaramente alla seconda categoria.
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