A cinque anni dalla comparsa del virus, il lavoro denuncia una serie di profonde carenze, in particolare nella gestione delle scorte di mascherine e nella mancanza di reattività da parte delle autorità.
Rivelazioni sulle maschere
I due giornalisti investigativi espongono in dettaglio come lo Stato abbia dovuto affrontare la carenza di mascherine ben prima della pandemia. Già nel 2018 alcuni rapporti allertavano le autorità francesi riguardo all’insufficienza delle scorte di FFP2 e mascherine chirurgiche, sia per la popolazione che per gli operatori sanitari. Tuttavia, nonostante i ripetuti avvertimenti, non è stata adottata alcuna misura per ricostituire tali scorte. Il libro evidenzia anche l’incapacità dei governi successivi, a cominciare da quello di Édouard Philippe, di adottare le misure necessarie per anticipare una grave crisi sanitaria.
All’inizio dell’epidemia, il ruolo cruciale delle mascherine è stato minimizzato da leader politici come Sibeth Ndiaye, allora portavoce del governo. Questo atteggiamento contrastava con i documenti in loro possesso che ne dimostravano chiaramente l’importanza nella lotta al virus. Gli autori rivelano che, nonostante le prove evidenti, queste informazioni sono state ignorate, creando il caos nella gestione della crisi.
Il ruolo dei farmacisti nella gestione delle mascherine
Questa gestione caotica ha avuto un impatto diretto sui farmacisti, che si sono trovati in prima linea nella distribuzione di mascherine alla popolazione. La mancanza di reattività delle autorità sanitarie e la scarsa organizzazione della distribuzione dei dispositivi di protezione individuale (DPI), in particolare delle mascherine, hanno messo i farmacisti in una situazione difficile. Non solo si sono trovati di fronte ad una carenza di mascherine, ma hanno anche dovuto fare i conti con una gestione burocratica disastrosa, senza informazioni chiare sulla disponibilità delle scorte.
Carenze a tutti i livelli
Le indagini condotte dalla Corte di Giustizia della Repubblica (CJR) sulla gestione della crisi hanno preso di mira diversi ministri, tra cui Agnès Buzyn e Olivier Véran. Nonostante le testimonianze e le denunce degli errori commessi, finora nessun ministro è stato incriminato. Il libro evidenzia inoltre come la mancanza di preparazione, unita a una gestione fiscale disastrosa e a una sottovalutazione dell’emergenza sanitaria, abbiano portato a una carenza di mascherine e a una crisi sanitaria pubblica senza precedenti. L’Agenzia francese per la sanità pubblica, pur essendo responsabile della gestione di questa crisi, viene segnalata per la sua inefficacia nell’attuare le raccomandazioni dei rapporti esistenti, nonostante i ripetuti allarmi.
Gli autori mostrano anche come il ministro della Salute, Agnès Buzyn, abbia tentato invano di lanciare l’allarme, in particolare chiedendo l’annullamento delle elezioni comunali previste per marzo 2020, quando il virus cominciava a diffondersi. Ha anche scambiato messaggi SMS con Jérôme Salomon, direttore generale della Sanità, in cui riconosce la sua scarsa conoscenza delle sfide della crisi e chiede informazioni per prepararsi meglio ad affrontare la situazione.
Una crisi sanitaria aggravata dalla cattiva gestione politica
L’indagine rivela che le preoccupazioni politiche, come la riforma delle pensioni o le manifestazioni dei “gilet gialli”, hanno avuto la precedenza sugli allarmi sanitari.
Nel cuore della crisi, la mancanza di coordinamento tra i diversi attori (ministeri, amministrazioni sanitarie e governi locali) ha anche amplificato la carenza di mascherine e la confusione generale. Questa situazione è stata aggravata da una cultura amministrativa di inazione, in cui i rapporti e i piani d’azione per prevenire una pandemia venivano ignorati, anche dopo che erano stati identificati i primi segni dell’epidemia.