La condivisione è il gesto fondativo compiuto da una cultura per definire cosa sia l’essere umano. Attraverso le pagine di questo libro accademico, François Hartog traccia la genealogia intellettuale di queste condivisioni fondatrici e dei loro successivi movimenti nel quadro della lunghissima durata della cultura occidentale.
La famosa formula di Socrate “tutti gli uomini sono mortali” è alla base della prima divisione operata dai Greci tra gli esseri umani e gli dei. In risposta a questa infermità, gli esseri umani hanno trovato una soluzione: iscriversi nella memoria dei vivi. Sulla via del ritorno verso Itaca, Ulisse tenta di sfuggire alla morte, ma soprattutto a una morte anonima, come quella che avviene in mare, sottolinea lo storico. Una morte sublime, omerica, ha come contropartita una gloria immortale. Non la pensa diversamente Cicerone quando spiega che senza la speranza dell’immortalità molti grandi uomini non si sarebbero sacrificati per la repubblica. Un’altra strategia per rendere accettabile la mortalità umana è la distinzione introdotta da Platone tra corpo e anima. Del tutto diversa dal corpo, l’anima è immortale, morente “ad altri dei per la responsabilità”. Una conseguenza importante di quest’altra condivisione è che la vita può ora essere vista come una preparazione alla morte.
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Cristo e la sua risurrezione sovvertiti
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