Frédéric Beigbeder, il ritratto tratteggiato di un padre

Frédéric Beigbeder, il ritratto tratteggiato di un padre
Frédéric Beigbeder, il ritratto tratteggiato di un padre
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RITRATTO – Nella vita, che ha quasi perso di recente, come nel suo ultimo libro Un uomo soloil romanziere, più modesto di quanto appaia, oscilla tra burlesque e tragedia, commedia e dramma. Eterno ragazzino in cerca di padre.

Una rosetta di avocado al pompelmo? Un filetto di manzo con salsa alla senape? « E’ la specialità, è buonissimo, con le patatine fritte. Anche se non dovrei. » Gnocchi di rombo selvatico? Un fagiano arrosto supremo? « No, è troppo. È Alessandro Dumas è Porthos ! »

Sono dieci minuti che parliamo del menu di Voltaire, il ristorante che Frédéric Beigbeder ha scelto per pranzo – e della pubblicazione del suo ultimo libro, Un uomo solo (Grasset) – quando all’improvviso dice: « Ok, devo fare un’iniezione. » E di disfare di nuovo, sul tavolo coperto di bianco, la piccola siringa da insulina che si infilerà nello stomaco. Prima del lancio, esilarante: « È orribile. Ho malattie cardiache e diabete ! Un morto vivente. Uno zombi ! »

Uno zombie, no. Ma uno scrittore quasi sessantenne che, pur volendo prendere la cosa con derisione, aveva un 

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