Caratteristiche
- Titolo : Superficiale
- Autore : Audrey Tauto
- Editore : Fisheye
- Data di uscita nelle librerie : 27 novembre 2024
- Formato digitale disponibile : No
- Nome delle pagine : 232
- Premio : 39 euro
- Acquirente : Clicca qui
- Nota : 8/10 par 1 critica
★★★★★
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Assente dagli schermi per 5 anni, Audrey Tauto è tornato con un primo libro fotografico, Superficiale pubblicato da Fisheye Editions, che è anche un diario di bordo in cui racconta il suo complicato rapporto con la fama nel corso degli anni e delle riprese. Una monografia originale e anticonformista, come la sua autrice, che ci trasporta nel suo mondo.
Prendi l’obiettivo per nasconderti alla vista…
Notato nel 1999 a Istituto di bellezza Venereche le è valso il César della miglior promessa, Audrey Tautou ha improvvisamente raggiunto la gloria internazionale nel 2001 grazie al fenomenale successo di Favoloso destino di Amélie Poulain di Jean-Pierre Jeunet. La sua carriera cambia, ma anche la sua vita quotidiana cambia. A disagio con questi occhi costantemente puntati su di lei, decide di prendere l’obiettivo e fotografare i passanti di spalle, a loro insaputa, durante i suoi viaggi, a Parigi o ai quattro angoli del globo.
Dopo un’introduzione piena di umorismo in cui ci dice che purtroppo non avrà nessun aneddoto succoso da rivelarci sui suoi compagni di gioco o sull’ambiente né alcuna rivelazione sconvolgente, Superficiale inizia con questo periodo con, come preambolo, alcune pagine del diario di bordo tenuto dall’attrice francese durante il periodo Amelie : i primi giorni fuori casa prima delle riprese in cui condivide le sue emozioni ei suoi dubbi, i primi giorni di riprese, poi il tour promozionale del film insieme a Jeunet mentre il successo di pubblico e le recensioni quasi unanimi hanno sorpreso la troupe. Tutti le dicono che la sua vita cambierà, lei preferisce non pensarci troppo… Ma, a due anni dall’uscita del film, anche i passanti la riconoscono a New York dove resta in incognito.
Una parte importante del libro si alternerà tra testi di Audrey Tautou scritti appositamente per il libro, dove racconta con sincerità ma senza mai prendersi sul serio il suo complicato rapporto con le celebrità, documenti del suo archivio (diari/diari o ancora mail dei fan) e le diverse serie di foto che ha scattato nel corso degli anni, inizialmente solo per aiutarla a prendere maggiore distanza tra sé e gli occhi che la fissavano, ma anche, senza dubbio, tra lei e questo status di “star” che è caduto su di lui e cambia le reazioni dell’ordinario mortali nei suoi confronti.
L’umorismo dei testi come le foto dei passanti ripresi di spalle ricordano curiosamente, ci piaccia o no, il film di Jean-Pierre Jeunet, suggerendo che, se l’attrice non è il personaggio che lo ha reso famoso, il regista francese (e altri che successivamente lo diressero come Pierre Salvadori) si ispirarono sicuramente in parte alla sua personalità per alcuni dialoghi.
Quando lo sguardo scolpisce la percezione degli altri
Oltre a ciò, queste prime foto di passanti scattate in incognito ci permettono di mettere in discussione la nozione di sguardo (chi è visto? chi è guardato? chi guarda?) e l’effetto prodotto dalla fotocamera sui soggetti fotografati. Rivelano il vero senso dell’immagine. Se certe foto “scattate al volo” hanno un’inquadratura meno elaborata, questa si afferma con il tempo e abbiamo la sensazione che l’attrice stia prendendo il sopravvento. Le location delle riprese sono molto varie e l’effetto desiderato funziona: invece di chiederci cosa stesse facendo l’attrice in questi luoghi, proviamo più a immaginare una vita per queste persone anonime fotografate a loro insaputa, come queste due persone chinate su un bridge e apparentemente in profonda discussione.
Seguirà poi una raccolta di Polaroid dei giornalisti cinematografici che venivano a intervistarla di film in film (visibilmente felici di questa attenzione), e di cui ha voluto mantenere traccia. Anche qui l’effetto desiderato funziona: guardiamo le menzioni marcatrici che specificano il nome di ciascun media e (come un giornalista cinematografico) proviamo a vedere se riconosciamo qualche collega tra i trombini che passano davanti ai nostri occhi.
Tutte queste foto si trovano in questa prima monografia, così come in numerose altre serie in cui si mette sul palco, dietro le quinte o a casa, a volte all’interno di un dispositivo abbastanza concettuale. In particolare, sono presenti numerosi selfie scattati dietro le quinte e, alla fine del libro, splendide foto in bianco e nero in cui gioca (tra le altre cose) con la sua immagine.
Ciò che accomuna tutti questi luoghi comuni è ovviamente la nozione di sguardo: lo sguardo mediatico, che scolpisce il soggetto e lo “divinizza” in qualche modo, trasformandolo in una creatura leggendaria agli occhi del pubblico, e lo sguardo di migliaia di persone anonime che proiettano il proprio rapporto con la fama o i personaggi dell’attrice (ma anche una parte di se stessi) nelle lettere a volte comiche o strane che le inviano e di cui qui riproduce parte.
In definitiva, è il processo attraverso il quale l’immagine e i media scolpiscono il soggetto agli occhi degli altri che Audrey Tautou interroga Superficiale attraverso la propria esperienza, alternando foto, archivi e riflessioni divertenti e lucide. Il risultato è un bellissimo libro ibrido, davvero unico nel suo genere, che fa venire davvero voglia di continuare a seguire il lavoro dell’artista francese dietro l’obiettivo, anche se speriamo di ritrovarla davanti alla macchina fotografica.