Con l’avvento della nuova era dei computer sembra sorgere un eterno dibattito: i libri sono migliori degli schermi? Chi non ha mai sentito i propri nonni esaltare i meriti della loro epoca perché almeno loro non erano “incollati agli schermi”? Ma allora, sia dal punto di vista scientifico che fattuale, esiste davvero una risposta giusta quando ci chiediamo cosa sia meglio? Abbiamo deciso di cercarti in tutte le recenti riviste scientifiche per fornirti risposte e spunti di riflessione!
Uno dei primi punti di differenziazione tra i libri e gli schermi può sembrare ovvio, ma è quello che fa la differenza. Questo è il lato fisico del libro. Un libro viene toccato e molto spesso associamo i libri ad un odore gradevole, quasi confortante. Quindi ovviamente, se confrontiamo solo l’aspetto nostalgico e fisico del libro, evidentemente ci stiamo perdendo qualcosa confinandoci sugli schermi.
La digitalizzazione a tutti i costi è un problema?
Uno dei maggiori problemi individuati è la digitalizzazione di tutte le opere. E questo, senza alcuna reale distinzione di genere letterario. Ad esempio, leggiamo una guida sull’autismo nello stesso modo in cui leggiamo un classico della letteratura francese, ad esempio un romanzo di Voltaire. Se invece otteniamo il lavoro fisico, le sensazioni non saranno assolutamente le stesse. Laddove una nuova guida sull’autismo avrà un odore nuovo, un vecchio romanzo avrà quasi l’odore della casa di vacanza di nostra nonna.
Molti studi recenti hanno esaminato l’argomento. Infatti, già nel 2003, i ricercatori Murphy, Holleran ed Esterly affermavano: “le strategie necessarie per comprendere i testi scritti tradizionali non sono le stesse che per comprendere i testi digitali. » Ma uno dei punti principali evidenziati da questi studi, e in particolare da quello di Pablo Delgago e dei suoi collaboratori realizzato nel 2018, è l’era dei media digitali.
I libri sono molto più antichi dei tablet digitali o addirittura dei computer. Pertanto, secondo studi condotti su persone che hanno imparato a leggere su supporti cartacei, la lettura sarà inevitabilmente più complessa sui supporti digitali.
Il libro: un punto di riferimento sensoriale
Sempre secondo le ricerche di Delgago e soci, il piccolo extra del libro sarebbe anche il lato sensoriale. Ad esempio, sappiamo cosa aspettarci da un libro in base alle sue dimensioni, al numero di pagine o anche alla dimensione del testo. Inoltre, il fatto che ogni libro fisico abbia una caratteristica unica ci permetterebbe di ricordarlo meglio. Ad esempio, se leggiamo un libro e ci è piaciuta molto la copertina, avremo meno difficoltà a ricordarcelo. Al contrario, su un e-reader digitale, ogni libro viene presentato allo stesso modo. Quindi i mnemonici sono molto meno importanti.
Questo punto è confermato anche dai risultati di uno studio del 2019 realizzato da Anne Mangen, Gérard Olivier e Jean-Luc Velay. Durante questo studio, i partecipanti dovevano leggere un lungo testo narrativo, su carta o digitalmente. Sebbene nel complesso la comprensione generale del testo fosse la stessa, i partecipanti che leggevano su carta riuscivano a ricordare meglio dove si trovavano determinate frasi nel testo ma anche in quale ordine si svolgevano gli eventi. D’altronde, secondo uno studio condotto da ricercatori di Harvard, leggere su un supporto digitale può essere molto pratico per le persone con diagnosi di dislessia. Infatti, riescono a concentrarsi più facilmente su ogni parola, invece di lasciarsi distrarre dal contenuto delle pagine successive.
E allora gli occhi?
Ma allora, ora che abbiamo dato uno sguardo alla parte cognitiva della lettura, proviamo a vedere cos’è per i nostri occhi. Uno degli argomenti contro la lettura digitale che sembra emergere è che la luce blu prodotta dagli schermi può essere problematica e ferire gli occhi. Questo è soprattutto il motivo per cui molti e-reader hanno uno schermo che imita perfettamente la carta bianca. Quest’ultimo non ha luce artificiale. Al contrario, come la carta classica, sfrutta la luce che ci circonda!
Ma in effetti, la lettura su carta avrebbe meno probabilità di causare affaticamento visivo a lungo termine. Inoltre, leggendo su un supporto digitale, essendo quindi esposti alla luce blu se si legge prima di dormire, si può facilmente avere difficoltà ad addormentarsi.
Tuttavia, per ridurre al minimo l’affaticamento visivo, sia leggendo su uno schermo che con un libro, esistono delle tecniche! Ad esempio, la regola 20-20-20. Quest’ultima consiste nel leggere per 20 minuti, poi riposare gli occhi per 20 secondi, prima di ricominciare. Il tutto ovviamente mantenendo un’illuminazione adeguata nella stanza.
In conclusione, schermi o libri?
Possiamo quindi dire che la scelta tra un libro cartaceo e un supporto digitale dipende dalle priorità personali. Se la salute degli occhi e la concentrazione sono priorità, la carta resta l’opzione preferita, a meno che non si opti per un lettore elettronico senza luce blu. Tuttavia, la scienza non ha ancora una vera risposta su quale sia la scelta migliore. In definitiva, tutto dipende dalle preferenze individuali!
In ogni caso, è importante adottare sane abitudini di lettura, come fare pause regolari, per limitare l’affaticamento degli occhi e massimizzare i benefici cognitivi della lettura