Il suono della rivolta. Una storia politica della musica nera americana di Christophe Ylla-Somers

Il suono della rivolta. Una storia politica della musica nera americana di Christophe Ylla-Somers
Il suono della rivolta. Una storia politica della musica nera americana di Christophe Ylla-Somers
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Il suono della rivolta. Una storia politica della musica nera americana / Christophe Ylla-Somers / La parola e il resto / 462 pagine / 30 euro

Il 6 marzo 1971 il gruppo americano Staple Singers cantava in Piazza Indipendenza ad Accra, in Ghana. Riunendo migliaia di spettatori, l’evento è doppiamente politico. In primo luogo, si celebra l’anniversario dell’indipendenza del Paese, il primo ad essersi liberato dal giogo coloniale nel 1957. In secondo luogo, si dà la parola agli artisti panafricani. Al centro del concerto, il titolo “When Will We Be Paid” è uno sproloquio a favore delle riparazioni. “Quando verremo pagati per il lavoro che abbiamo svoltochiede al gruppo, noi, chi ha costruito il nostro Paese? »

Gli Staple Singers, Miles Davis e Nina Simone sono tra i tanti personaggi del Suono di rivoltauna ricca sintesi che Christophe Ylla-Somers dedica alla creazione politica della musica afroamericana. Seguendo la cronologia, l’autore ritorna su diverse correnti, che collega ad esse contesto di sviluppo. La sua storia affronta la chiesa nera, luogo di spirituali, dove il pastore divenne leader politico e musicista. Poi evoca il blues, di cui mostra con forza il potere sovversivo dei testi, tutti in doppio senso.

Si esplora poi il jazz – l’età del jazz delle grandi città, il bebop che guarda al movimento per i diritti civili, l’hard bop e il free jazz intriso di Black Power –, il soul e i suoi imprenditori neri, e il funk, dove regnano, tra gli altri, George Clinton, l’afro- guida futurista che sogna una nazione afro-americana «sotto un solco»autonomo e autosufficiente.

Stanziamenti

Infine, il libro ripercorre gli esordi dell’hip-hop, analizza l’influenza dei movimenti Black Lives Matter e offre un’analisi dettagliata delle Cowboy Carter di Beyoncé, un tentativo di invertire la dinamica delle appropriazioni culturali, di cui abbiamo già parlato in queste pagine.




Sullo stesso argomento: Cowboy Beyoncé

Lungo il percorso, il percorso proposto da Christophe Ylla-Somers pone a domanda affascinante e provocatorio. “Negli Stati Uniti, spiega l’autore, citando l’intellettuale afroamericano Nelson George, i neri creano e poi vanno avanti. I bianchi documentano e riciclano. » Cosa succede allora quando la musica di protesta si ritrova sopraffatta dalla logica della commercializzazione e della globalizzazione dell’arte? Cosa succede quando questi vengono museificati da coloro contro i quali sono stati creati?

In un momento in cui il mostro del capitalismo continua a divorare tutto sul suo cammino, il libro ci invita a riflettere sulla destina i complessi di questi suoni ribelli, tra insubordinazione e mainstream.

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