l’essenziale
Nel suo libro “Caro papà, sono andata a fare una passeggiata”, Bessy Selk racconta la commovente storia di Benoît, suo “figlio”. Affetto da schizofrenia, Ben si è tolto la vita alla stazione di Agen il 20 gennaio 2015. Aveva 24 anni.
“Ci sono annunci che non necessitano di un bordo nero in modo da poterne indovinare il contenuto.” L’orologio della stazione di polizia di Agen segna le 23:40 del 20 gennaio 2015. Bessy Selk non è alla stazione nell’ambito della sua attività giornalistica professionale. Benoît, suo figlio, è scomparso. Lo cerca dall’inizio della serata.
Poco prima, tornando a casa, non ha trovato il tradizionale bigliettino rassicurante dove c’è scritto: “Caro papà, sono andato a fare una passeggiata”. Il messaggio però viene messo sul tavolo della cucina ogni volta che suo figlio decide di fare una passeggiata. Inoltre non ha ricevuto alcuna telefonata o messaggio di testo. Insolito. E preoccupante. Ben, 24 anni, soffre di schizofrenia.
Dopo aver messo insieme diversi scenari, allertato i suoi colleghi e perquisito tutta Agen, si trovava alla stazione di polizia il 20 gennaio 2015, quasi 10 anni fa, quando, alle 23:40, udì questa frase che suonava come un annuncio : “L’ispettore ti riceverà.” Suo figlio ha concluso la sua vita alla stazione di Agen intorno alle 15:45. “Non c’è bisogno di un disegno”, scrive, “di questi schizzi per illuminare questo tipo di scena per capire come si è svolta”.
“Due ansie opprimenti, che si fondono e si sostengono a vicenda”
Dieci anni dopo questa tragedia, Bessy Selk autopubblica “Caro papà, sono andata a fare una passeggiata”. Più che una toccante testimonianza del tragico destino di suo “figlio” e un’opera di memoria, questo libro è una pura dichiarazione d’amore di un padre a suo figlio. L’ha scritto per liberarsi ma anche per Thibaud e Thomas, gli altri suoi due figli e per tutti coloro che hanno una persona cara intrappolata nel vortice dei disturbi psicologici, per tutti coloro che soffrono.
Con toccante modestia e senza mai nascondere i propri difetti, Bessy Selk ripercorre il caotico viaggio di un tenero Ben con un talento per il disegno. L’infelicità, l’abbandono scolastico, la depressione, l’isolamento, l’annuncio della schizofrenia il 27 marzo 2012, ma anche la serata gioiosa dei suoi vent’anni, le speranze e qualche parentesi incantata, rivela il “successo di fallimenti e impossibilità -realizzare sogni che inevitabilmente hanno oscurato ancora di più l’orizzonte.” Inoltre non fa mistero della spirale soffocante in cui si trovavano entrambi. “La sua ansia mi ha penetrato fino al punto più alto e ha nutrito la mia, che ha permeato in cambio… che ha dato vita alla sua stessa ascesa. Due ansie opprimenti, che si fondono e si sostengono a vicenda.
Una vera e propria inchiesta giornalistica
L’ultima parte dell’opera è il frutto di una vera inchiesta giornalistica servita dalla penna setosa che ha sempre avuto. Voleva “ricucire il filo della vita di Benoît e ricostruire il suo tempo sulla terra, riprendendo i cammini da lui percorsi”. Voleva sapere tutto per capire meglio.
“Volevo assolutamente sapere, senza mezzi termini, anche senza mezzi termini, in che stato si trovava mio figlio poco prima e cosa ne era stato di lui dopo.” L’apnea in questo file evidenzia l’ultimo secondo della vita di Ben, il suo ultimo gesto davanti al treno.
“Caro papà, sono andato a fare una passeggiata” permette finalmente di sensibilizzare l’Unione Nazionale Famiglie e Amici delle Persone Ammalate e/o con Disabilità Mentale. Unafam fornisce un aiuto prezioso alle famiglie che attraversano l’inferno. Bessy ora è una volontaria all’interno di questa associazione.