Marthe Mabille, redattrice di moda e cultura
Hyperpop: il pop nell’era del capitalismo digitale di Julie Ackermann
Nella mia borsa quest’estate? Questo nuovo libro mira a far luce sull’iperpop, questo stile ambiguo che ha padroneggiato l’arte dell’eccesso, dal suo feticismo tecnologico al culto della morbidezza. Abbastanza per approfondire i misteri di questo genere musicale e ispirare una nuova playlist estiva.
Hannah Ikin, responsabile delle edizioni inglesi
Confermo quella letturaIperpopla prima opera di Julie Ackermann, è stato uno dei migliori all’inizio dell’anno. Profondamente intimo, immerso nei suoi primi anni di celebrazione ed estasi, ed eminentemente politico, questo saggio può essere letto a una velocità vertiginosa, tale è la frenesia della scrittura del suo autore. In un quasi emo (o anche completamente emonon temiamoci), ciò offre una prima vera riflessione intorno a questo genere musicale che non lo è propriamente, bensì usato come termine ombrello per raggruppare la nascita di una scena, attorno ad artisti come gli inglesi AG Cuoco e Sofia, fino ai suoi eredi francesi come ELOI. Una produzione ultra-sintetica di musica pop, dove tutti i cursori sono spinti all’estremo, l’iperpop è il riflesso di un capitalismo alla deriva, in un’epoca di consumo eccessivo. Così, voci intonate all’ironia di servilismo, Julie Ackermann è in missione per decifrare un movimento che ha definito i confini del pop negli ultimi dieci anni. Intenso e fantastico.
Lolita Mang, redattrice culturale
Julie Ackermann – Hyperpop: il pop nell’era del capitalismo digitale
Solo la speranza allevia il dolore di Simone Veil
Questo non è un romanzo ma la trascrizione della testimonianza di Simone Velo nell’ambito del progetto “Memorie della Shoah”, che ha permesso di raccogliere più di 100 testimonianze filmate di deportati. Simone Velo Evoca, con grande libertà, la sua infanzia, il terribile periodo della deportazione, il suo ritorno e il suo impegno politico. Lì scopriamo il terrore e la solidarietà, ciò di cui gli uomini sono capaci nel peggio e nel meglio. Un libro duro, ma essenziale.
Mélanie Nauche, redattrice di bellezza
Simone Veil – Solo la speranza allevia il dolore
Sono un fan di Sheena Patel
Trovato per caso nel negozio di dischi indipendente Rough Trade di Londra, sono rimasto catturato dalla copertina diSono un fan Di Sheena Patel, descritto come uno dei giovani scrittori più sorprendenti della letteratura britannica. Come tale, Sono un fan è una storia crudele sui nostri vizi contemporanei. La narratrice descrive come spia, sui social network, l’amante dell’uomo che la ossessiona. Una donna perfetta, ricca, bella e privilegiata allo stesso tempo. L’uomo che la ossessiona è un pernicioso aggressore, più vecchio di lei. Per lui si tratta, nella migliore delle ipotesi, solo di una preoccupazione terziaria. Sa che la loro relazione la sta danneggiando. Ma la sua ragione è dominata da un ottimismo cieco e perfino del tutto perverso. “Rifiuto il fatto che cancelli ogni traccia di me dalla sua vitalei scrive. Ciò non si adatta alla storia che mi racconto, quella del nostro amore impossibile ma destinato a trionfare”. È difficile credere che ci riconosceremmo così bene in questa eroina che è allo stesso tempo non amata e non amabile.