Un libro mette in risalto i look folli dei registi, da Sofia Coppola a Spike Lee

Un libro mette in risalto i look folli dei registi, da Sofia Coppola a Spike Lee
Un libro mette in risalto i look folli dei registi, da Sofia Coppola a Spike Lee
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A24, la società americana di produzione e distribuzione cinematografica, ha pubblicato all’inizio di giugno un libro da tavolo, con una prefazione di Yohji Yamamoto, che include gli abiti indossati dai registi nelle location delle riprese. Da Sofia Coppola a Spike Lee, i abbigliamento da lavoro Lo stile hollywoodiano sta migliorando la sua immagine, con molte fotografie.

La camicia Carvet su misura di Sofia Coppola, perduta tra le cortigiane parrucche di Maria Antonietta. I grembiuli bianchi di Hayao Miyazaki. La giacca di pelle scamosciata con risvolto di Wes Anderson, installata in un carrello sul set di Il monte Rushmore. La maglietta a righe colorate di Ken Russell per dirigere Twiggy Il fidanzato. Lo street style sportivo di Spike Lee sul set e sul red carpet. Se gli occhi sono generalmente fissi sulle star del cinema, rari sono gli sguardi che indugiano e si perdono i look dei registi. Ben poco per la casa di produzione A24, che va controcorrente con un libro di 256 pagine, che raccoglie gli abiti da lavoro di chi realizza i film, catturati dal vivo, sui set. Indossano abiti semplici, per vivere quella che in definitiva è la loro quotidianità. Tuttavia, li distinguiamo facilmente dall’insieme di costumi che li annegano, rafforzando quest’aura di cui beneficiano naturalmente.

Il libro, intitolato Come si veste lo stilistaesplora lla moda dietro la macchina da presa, ciò che è fuori dalla macchina da presa, fuori dallo schermo. Non esiste un’uniforme per i registi, la natura dei loro compiti dipende da quella del film a cui stanno lavorando. Gli uomini e le donne che si pongono dall’altra parte dell’obiettivo devono guidare, muoversi, manifestare, riflettere, adattarsi al clima dell’ambiente. Così Pedro Almodovar indossa una felpa a quadri, sopra un maglione a quadri, sul set di Lettura e Andreï Tarkovsky si avvolge in uno shearling e in un chapka per filmare sulle montagne innevate. Senza alcuna regola se non quella di concentrarsi sul compito, gli abiti dei registi ci permettono di conoscerli meglio.

“La pretesa è brutta”

Per finire, come se per convincere ci volesse qualcosa in più, la postfazione del libro è stata scritta da Yoji Yamamoto. Il designer giapponese scrive: “Ogni regista ha le proprie ragioni per indossare qualcosa. Quando girano, sono nel loro habitat naturale, quindi il loro stile è naturale. E quando le persone indossano qualcosa di naturale, non può essere brutto. La pretesa è brutta”. Ovvero come guardare con occhi diversi la settima arte.

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