CRITICA – L’autore, già querelato per violazione della privacy in seguito alla pubblicazione del suo primo romanzo, insiste: “Scrivere è un privilegio irriducibile”.
Siamo i cattivi ragazzi che possiamo essere : il tono di questa storia di immersione nel carcere è dato dal titolo. Nicolas Fargues, dopo aver ottenuto un (generoso) finanziamento per tenere laboratori di scrittura presso il carcere della Salute, ha lavorato a fianco dei detenuti per sette mesi. Da parte sua non ci sono pretese umanitarie, piuttosto il desiderio di regalarsi un'avventura proprio a Parigi. Il suo libro racconta ciò che ha visto, sentito e sentito a contatto con i prigionieri. Li osserva e si osserva osservandoli. Ciò restituisce un quadro contrastante e gustoso della vita dietro le sbarre, che lascia il lettore libero di pensare ciò che vuole.
Aneddoti, dialoghi, cose viste si susseguono, in frammenti cesellati. Il tono è divertente. Ad esempio, c'è quest'uomo che dice di aver “urlato” alla moglie perché, durante la sua ultima visita, era venuta con il merguez legato sotto il seno: anche se questo significava essere scoperti, “per quanto porti cose vere, come rum o…
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