“Cartel 1011” di Mattias Köping, la cancrena messicana che attacca il Vecchio Continente – Libération

“Cartel 1011” di Mattias Köping, la cancrena messicana che attacca il Vecchio Continente – Libération
“Cartel 1011” di Mattias Köping, la cancrena messicana che attacca il Vecchio Continente – Libération
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Con questo primo volume, “I Costruttori”, Mattias Köping si imbarca in un ambizioso affresco sul traffico di droga in Messico, che minaccia i principali porti d'Europa.

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Per dissuadersi dal consumo di qualsiasi tipo di droga pesante non c'è niente di meglio: leggere queste 600 pagine e ripercorrere le catene di pillole, cristalli e altre polveri bianche che sempre più inondano il continente europeo. Un'opera titanica che Mattias Köping si impegna a romanticizzare in tre parti, la prima delle quali, Cartello 1011. I costruttori, è appena stato pubblicato. La storia di un nuovo gruppo di narcotrafficanti, che nasce tra le spiagge paradisiache della penisola dello Yucatán, in Messico, e le cui ambizioni si capisce subito non si limitano alle piramidi Maya che vogliono erigere a simbolo della loro oscurità e la loro ambizione.

La grande forza di questo primo episodio è che non cade nella volgare romanticizzazione di questi criminali onnipotenti. I cartelli e i loro scagnozzi vengono mostrati per quello che sono: immensamente crudeli, spietati, devastanti. Un vero cancro di un Paese – o meglio di un continente – che vede tutta la sua miseria corrotta in una spirale viziosa e omicida.

Scene di tortura insopportabili

Il sud del Messico porta con sé questo terribile cocktail che vede un afflusso di turisti, migranti e trafficanti di ogni genere. Con al centro del romanzo la peggiore località balneare che ci sia, Cancún, immaginata per il vizio che è diventata. È qui che Mattias Köping apre la sua complessa trama, su una striscia di sabbia cementata da un conglomerato trasformato in un vero e proprio impero finanziario, il Comex, che non esita a sfruttare i poveri che pensavano di trovare al nord ciò che i loro paesi ( Venezuela , Honduras, Guatemala, ecc.) gli avevano rifiutato: un minimo di dignità. Si tratta di una grande azienda familiare che, senza leggerla, immaginiamo sia molto vicina a questo nuovo cartello che cerca di detronizzare tutti gli altri. Quando l'uno sviluppa la sua decorosa vetrina per giustificare le sue espropriazioni e la sua opera di minatoria delle ricchezze secolari e ambientali di un magnifico territorio, l'altro moltiplica le atrocità per fondare i suoi traffici e cancellare tutti gli imbarazzanti testimoni.

Cartello 1011 è un romanzo profondamente oscuro, dalla scrittura cruda, al punto da abusare a volte di scene di tortura insopportabili che sono l'identità delle grandi organizzazioni criminali latinoamericane. E per disegnare questo affresco, che vediamo presto traboccare i confini del Messico, l'autore elabora una galleria di ritratti, tra vittime e carnefici che a volte finiscono per confondersi, a parte alcune figure cristiane che sembrano condannate in anticipo. È un po' lungo da disegnare, ma il romanzo ti coinvolge man mano che il tutto prende forma. Quando ci rendiamo conto che brancoliamo come questi poliziotti europei, impotenti di fronte alle piramidi di cadaveri che brulicano ai punti di ingresso della droga nel Vecchio Continente.

Triste presagio

Perché è qui che ci porta l'intrigo del primo volume, portato da una documentazione del tutto eccezionale. Sulla natura dei cartelli, dei farmaci (naturali e sintetici) e delle loro reti di distribuzione. Al di là della fotografia di un Messico alla deriva – 450.000 morti nella guerra alla droga dal 2006, impunità ancora totale – e di un dramma migratorio che a torto riteniamo lontano da noi, il libro anticipa gli appetiti voraci di queste multinazionali del crimine nei confronti nei confronti dell’Europa. Un territorio ancora vergine dal fentanil che devasta le strade americane. E mafie che sembrano diventate nane di fronte agli orchi messicani.

Alcuni narcotrafficanti – quelli veri – non nascondono già la loro ambizione di inondare i porti belgi, olandesi, italiani, spagnoli e francesi con questi oppioidi tanto dannosi quanto creano dipendenza. Il cartello che Mattias Köping sta costruendo è davanti a loro con un triste presagio: quello di un'importazione di horror oltre alle sostanze. E l’avvento di una violenza che ancora fatichiamo a immaginare da questa parte dell’Atlantico.

Cartello 1011. I costruttori di Mattias Köping, Flammarion, 624 pp, 23 €.

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