Ha perso tre dei suoi figli: nonostante l’orrore, questa residente di Nizza invita ad amare la vita in un libro toccante

Ha perso tre dei suoi figli: nonostante l’orrore, questa residente di Nizza invita ad amare la vita in un libro toccante
Ha perso tre dei suoi figli: nonostante l’orrore, questa residente di Nizza invita ad amare la vita in un libro toccante
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Lmorte di un Toupidek. Libro pubblicato da Éditions Maïa (18 euro). Poco più di 120 pagine, dalle quali usciamo con il cuore sottosopra, l’anima a brandelli, i codici invertiti. La morte porta via tre figli dalla stessa madre. Questa madre devastata, lacerata, polverizzata, che lancia ancora il suo inno alla vita e all’amore per la partenza di uno dei suoi figli di 5 anni. Idrocutato in piscina. Partiti per l’altra sponda dopo un lungo coma. Una testimonianza straziante. Un appello a favore dell’eutanasia.

Abbiamo incontrato questa madre. Arlette Bertolo, 82 anni, nizzarda residente a L’Abadie, già insegnante poi documentarista in vari locali a Contes, Antibes, La Trinité, Nizza… Bella, elegante, solare nonostante tutto. Vieni nella nostra agenzia in compagnia del figlio, Emmanuel, 57 anni, unico sopravvissuto dei fratelli decimati. Intervista surrealista…

Valeria. Morì 50 anni fa all’età di 12 anni per un tumore al cervello. Oliviero. È volato via alla vigilia del suo quinto compleanno, quarantaquattro anni fa. Romain, pastore, è morto di cancro all’età di 40 anni, due anni fa. “Sono ancora lì, Respiro di Arlette e mi dico che sono belle le foglie ondeggianti dei platani…” Mamma sconvolta. Donna perduta. Vedova per giunta: Henri Gavache, suo marito, ha raggiunto i suoi figli sette anni fa. La roadmap terrestre di Arlette mette i brividi.

“Avevo bisogno di scrivere”

E allora questo Toupidek, chi è, cos’è? Un elfo dispettoso. Come Olivier, un angelo biondo sempre aggrappato a sua madre. Vivace, intelligente, affettuoso. “Aveva 4 anni e 9 mesi quando è caduto in piscina. Idrocutato. Pensavo di aver pianificato tutto. Gli avevamo insegnato a nuotare. Mancava il recinto… Non so se è caduto accidentalmente.. .Sul bordo della piscina c’era un uovo deposto dalla gallina che aveva voluto per Pasqua al posto della cioccolata Sarà andato a prenderlo nel pollaio Non abbiamo mai saputo… Non c’era acqua nei polmoni…” Il bambino rimase in coma per sessantotto giorni. All’ospedale di Cimiez. “Quando sono andato a trovarlo, avevo bisogno di scrivere. Al suo fianco. Su carta da scrivere. Dalle 14 alle 20. Ho raccontato la sua breve vita, la cruda realtà dell’ospedale, le speranze effimere, la disperazione… è stato terribile, mi sentivo in colpa e impotente… I medici hanno facilitato la sua partenza, non ho chiesto nulla: avrei preferito perderlo, ma averlo conosciuto..”

Seppellisci il dolore

E poi, il velo opaco. Esteso per diversi decenni. Spalato, un anno fa: Romain, il figlio più piccolo, era morto pochi mesi prima. “Stavo cercando dei documenti in un cassetto, dove lui teneva le carte. Mi sono imbattuta in una cartella di cartone. All’interno c’erano i miei fogli. Quasi a brandelli. Numerati, come se in quel momento, volessi che ci fosse un legame tra loro. Nessuno li aveva visti, ho iniziato a leggerli, ho trovato Olivier, di cui non abbiamo mai parlato. Il dolore era così intollerabile che volevo dimenticare. condiviso tra Olivier e Romain, da qualche parte, più equilibrato… E poi, mi sono ricollegato a cose belle, bei ricordi di Olivier, chi era veramente, ho riscritto tutto sul mio tablet, avevo scoperto l’eczema dalla testa ai piedi il testo, in cui lui e Olivier erano molto uniti.”

Aiutare altri genitori

Il manoscritto è affidato a un libraio di Nizza. “Sconvolta, mi ha consigliato di pubblicarlo. L’ho fatto. Perché l’ospedale lo sapesse. Per ringraziare le équipe. Per aiutare altri genitori.” Emanuele ascolta. Interviene con modestia: “È anche un appello alle persone che soffrono, per dire loro che possiamo trovare la bellezza anche nella peggiore oscurità”.

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