“Avevo un solo desiderio, praticamente irrealizzabile, del tutto irragionevole, utopico: fare lo scrittore. » Michel Ragon lo diventerà, autore di opere straordinarie come La memoria dei vinti O I fazzoletti rossi di Cholet. Tuttavia, nulla lo predestinava a una vita simile, lui, il protetto della nazione cresciuto in Vandea in un ambiente sociale estremamente modesto, costretto a esercitare mille professioni prima di poter vivere della sua penna. Niente, o forse la cosa principale: la furia della lettura.
Fin da piccolo leggeva ovunque. Anche per strada, passeggiando, come tanti altri autodidatti (anche se poi ignora questa parola) costretti a rubare tempo al tempo perché convinti di non averne abbastanza per assorbire la totalità del sapere, che immaginano infinito. Perché tale necessità? Perché leggere è pensare, e pensare è riempirsi la testa di idee non giuste; e significa inevitabilmente mettersi in contrasto con chi è più forte di te. Più fortunato. Più feroce, più scontroso. E in questo gioco la mamma del piccolo Michel gli dice che non si vince mai. Tuttavia trionferà.
Thierry Maricourt ci racconta, con tenerezza e passione, la giovinezza di Michel Ragon, al quale fu molto legato, da Fontenay-le-Comte a Parigi passando per Nantes, dal coro della chiesa agli ambienti artistici, letterari e anarchici. Ecco un sublime omaggio ai grandi dimenticati in molte storie di libri: i lettori.
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