Pubblicato il 25 dicembre 2024 alle 19:33
4 minuti. lettura
Dieci versioni di Kafka parte da una constatazione: “L’anno 2024 non segna il centenario della morte di Kafka, ma quello della sua nascita”. Infatti, il giorno dopo la sua morte, Kafka verrà tradotto da scrittori e poeti nelle lingue più disparate. In rumeno di Paul Celan, in italiano di Primo Levi, entrambi sopravvissuti ai lager e suicidi; in polacco di Bruno Schulz, ucciso da un uomo delle SS; amorevolmente in ceco di Milena Jesenská, morta durante la deportazione; in spagnolo di Jorge Luis Borges; in inglese di Eugene Jolas nella recensione Transizione; in yiddish di Melech Ravitch; in ebraico di Yitzhak Schenhar, in francese di Alexandre Vialatte dell'Alvernia. I suoi primi traduttori russi dovettero rimanere anonimi, sotto il regime del terrore sovietico.
Attraverso questo viaggio labirintico in cui conduce il suo lettore, Maïa Hruska celebra la vita attraverso l'esplorazione della Storia, che racconta all'infinito di lingue, confini e letteratura. Potrebbe sostenere questa affermazione del critico russo Mikhail Bachtin: “Una buona traduzione ha un solo autore che porta due nomi: quello dell’autore e quello del suo traduttore”.
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