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Processo per stupro Mazan: ultime parole agli imputati prima del verdetto

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Processo per stupro a Mazan

Le ultime parole agli imputati prima del verdetto

I 51 uomini accusati nel processo per stupro di Mazan potranno parlare un’ultima volta lunedì.

Afp

Pubblicato oggi alle 05:24 Aggiornato 8 minuti fa

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Gli imputati dicono la loro: dopo tre mesi e mezzo di udienze, i 51 uomini processati nel processo per stupro di Mazan hanno un’ultima occasione per parlare, lunedì mattina. Poi il tribunale penale di Vaucluse si ritirerà a deliberare, per un verdetto molto atteso, giovedì a priori.

A partire dalle 9:00, questi uomini di età compresa tra 27 e 74 anni avranno ciascuno l’opportunità di parlare, un’ultima volta, per spiegare la violenza sessuale inflitta a Gisèle Pelicot, per oltre dieci anni, nella sua casa coniugale a Mazan (Vaucluse), dal 2011. al 2020.

Il primo a parlare, se vorrà, sarà Dominique Pelicot, 72 anni, suo ormai ex marito, quello che l’ha drogata con ansiolitici per violentarla e consegnarla a decine di sconosciuti reclutati su internet.

“Eventualmente aggiungere una parola”

Poi gli imputati si susseguiranno nell’ordine in cui i loro casi sono stati esaminati dalla corte, con il primo Jean-Pierre M., 63 anni, l’unico a non essere perseguito per fatti su Gisèle Pelicot ma per aver riprodotto il stesso processo di sottomissione chimica, in compagnia di Dominique Pelicot, su sua stessa moglie.

Questi discorsi, all’udienza del tribunale di Avignone per i 32 imputati comparsi in libertà o dal palco per i 18 imputati detenuti (n.d.r.: il 51esimo, latitante, è processato in contumacia), saranno pronunciati in condizioni rigorosamente definite. .

“Questo momento deve consentire a ciascun imputato di aggiungere eventualmente una parola. Non si tratta di ripetere quanto eventualmente sostenuto dagli avvocati nei giorni scorsi. È ovvio che quanto è già stato detto sarebbe ripetitivo e in questo caso potrei troncare l’intervento”, ha avvertito giovedì il presidente del tribunale, Roger Arata.

Requisizioni più severe della media generale

Nell’atto di accusa, il 25, 26 e 27 novembre, l’accusa ha chiesto la pena massima possibile, vale a dire 20 anni di reclusione penale, contro Dominique Pelicot, il “direttore” di questo decennio di stupri contro sua moglie. Poi le requisizioni sono state scaglionate da 10 a 18 anni di reclusione nei confronti dei 49 imputati processati per stupro aggravato, quattro anni di reclusione richiesti per l’ultimo, perseguito solo per aver “toccato” Gisèle Pelicot.

Il tribunale seguirà queste richieste, più severe della media generale delle condanne per stupro in Francia, che era di 11,1 anni nel 2022, secondo il Ministero della Giustizia?

O, al contrario, oserà dare seguito alle trenta richieste di assoluzione avanzate dagli avvocati difensori, secondo i quali i loro clienti sarebbero stati “manipolati” dal “mostro”, dal “lupo” o addirittura “dall’orco” Dominique Pelicot, e “avrebbero non intende” violentare la sua ex moglie?

“Un messaggio di speranza alle vittime di violenza sessuale”

Con la sua decisione, la Corte invierà “un messaggio di speranza alle vittime della violenza sessuale”, aveva sperato Laure Chabaud, una delle due rappresentanti del pubblico ministero in questo processo divenuto emblematico anche delle questioni di sottomissione, durante l’udienza atto d’accusa. chimica e consenso. Si chiude quest’ultima settimana un procedimento straordinario, iniziato il 2 settembre ad Avignone, con potenti ricadute nazionali e internazionali.

Una volta pronunciate le ultime parole dell’imputato, il tribunale si ritirerà a deliberare, un processo “previsto per durare tre giorni”, ha detto venerdì Roger Arata.

I cinque magistrati togati del Tribunale penale pronunceranno poi il loro verdetto, «in linea di principio giovedì alle 9,30», ha aggiunto il magistrato: ma, «se mai avessimo bisogno di più tempo, potremmo rinviare la consegna delle deliberazioni a giovedì successivo. -mezzogiorno o venerdì mattina.

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