“Non giudicherete solo lo stupratore”, ha sostenuto martedì l’avvocato di uno dei 51 imputati al processo per stupro di Mazan, chiedendo ai giudici di prendere in considerazione “l’uomo” che il suo cliente “era e sarà” e di abbassare i 14 anni di reclusione richiesti.
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Nella cabina dei detenuti appare un lavoratore di 46 anni, Jean-Luc L.. Questo padre di quattro figli è accusato di stupro aggravato nei confronti di Gisèle Pelicot dopo essersi recato due volte a casa della coppia a Mazan (Vaucluse), nel 2018 e nel 2019.
Aveva conosciuto Dominique, ormai ex marito di Gisèle, sul sito Coco.fr, sul quale quest’ultimo reclutava sconosciuti per violentare la moglie che aveva precedentemente sedato.
L’accusa ha chiesto 14 anni di reclusione penale contro l’uomo che, in custodia di polizia, aveva inizialmente affermato di non sapere che stava commettendo uno stupro perché il marito gli aveva detto cosa fare.
Durante le sue richieste, il procuratore generale Laure Chabaud ha respinto come “un’altra età” questo argomento del consenso “per procura” invocato da diversi imputati.
“Avrà parole per la vittima fin dalla prima volta che verrà presa in custodia. Dirà: ‘Vorrei chiedere perdono alla vittima’”, ha sostenuto il suo avvocato.
La signora Pelicot non si è presentata all’udienza martedì, a causa di un funerale al quale avrebbe dovuto presenziare.
È tornato una seconda volta, dopo diversi contatti con Dominique Pelicot, in parte per “paura” che quest’ultimo utilizzasse le immagini filmate durante la sua prima visita, e perché “è una persona debole, che ha difficoltà a dire di no”, hanno sostenuto avvocato.
Rilevando l’assenza di precedenti penali del suo assistito, “elementi favorevoli all’integrazione”, l’avvocato si chiedeva: “Il signor L. potrebbe essere considerato un incurabile?” No (…) è in cura da uno psichiatra e da uno psicologo”.
“Non giudicherete solo lo stupratore in questo caso, giudicherete l’uomo che era, l’uomo che sarà”, ha ordinato Me Preynet alla corte, ritenendo che il suo cliente “non ha commesso un decimo di quello che ha commesso Dominique Pelicot”, contro il quale è stata chiesta la pena massima di 20 anni di reclusione penale.
Anche io Charlotte Bres, che seguì, chiese alla corte una pena inferiore ai 16 anni richiesti contro il suo cliente, Cédric G., un tecnico informatico anch’egli detenuto, protestando contro l’impatto del processo.
Accusato anche di “possesso di immagini pornografiche minorili”, oltre che di stupro aggravato, ha ammesso i fatti, ha insistito l’avvocato, attribuendo la colpa principale a Dominique Pelicot, “il conduttore” e non menzionando la vittima.
La discussione orale durerà fino al 13 dicembre. La sentenza è attesa per il 20 dicembre.
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