Dopo aver assicurato che la Francia avrebbe rispettato la decisione della Corte penale internazionale questo mercoledì 27 novembre, Jean-Noël Barrot ha sollevato possibili “questioni di immunità” per “alcuni leader” previste dal Trattato di Roma.
Sfocato, sempre sfocato. Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu beneficia di a “immunità” Chi “deve essere preso in considerazione” nonostante il mandato d'arresto emesso contro di lui dalla Corte penale internazionale (CPI), ha dichiarato mercoledì 27 novembre il Ministero degli Affari Esteri francese.
In un comunicato stampa, il Quai d'Orsay invoca gli obblighi previsti dal diritto internazionale ad esso collegato “immunità degli Stati non parti della CPI”come nel caso di Israele. Lo aggiunge “si applicano tali immunità al primo ministro Netanyahu e altri ministri competenti” da un mandato d'arresto del Tribunale. Queste immunità “devono essere presi in considerazione se la CPI dovesse chiederci il loro arresto e la loro consegna”prosegue il ministero in un comunicato stampa.
Oltre a Benyamin Netanyahu, la Corte penale internazionale la scorsa settimana ha emesso un mandato d'arresto contro l'ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant – nonché contro il capo del braccio armato palestinese di Hamas Mohammed Deif – per crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot aveva già parlato mercoledì di una possibile possibilità “problemi di immunità” versare “certi leader” presi di mira da un mandato della CPI, senza entrare nei dettagli. “Spetta all’autorità giudiziaria decidere in ultima analisi”ha aggiunto.
Sforzo diplomatico per una tregua Libano
Un articolo dello Statuto di Roma del 1998 che istituisce la Corte penale internazionale affronta la questione dell’immunità per i leader dei paesi che non riconoscono la Corte, sebbene possa rimanere aperto a varie interpretazioni. Dopo l'annuncio da parte della Corte penale internazionale del mandato d'arresto contro Benyamin Netanyahu, la Francia ha ripetuto che applicherà i suoi obblighi derivanti dal diritto internazionale, ma senza dire chiaramente se avrebbe arrestato il primo ministro israeliano se fosse venuto in Francia. Una posizione più vaga rispetto ad altri Paesi, come Italia e Regno Unito, che hanno subito annunciato che rispetteranno il loro impegno nei confronti della CPI.
La dichiarazione francese arriva poche ore dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah mercoledì mattina presto, dopo più di un anno di ostilità transfrontaliere e due mesi di guerra aperta tra l'esercito israeliano e il movimento armato libanese sostenuto dall'Iran. Questo cessate il fuoco è stato reso possibile in particolare da un intenso sforzo diplomatico portato avanti congiuntamente per diversi mesi dagli Stati Uniti e dalla Francia.
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