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a Baku la questione della “transizione dai combustibili fossili” incombe sullo sprint finale dei negoziati

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Il commissario europeo per l’Azione per il clima, Wopke Hoekstra, circondato da giornalisti dopo una conferenza stampa durante la COP29, a Baku, il 21 novembre 2024. MURAD SEZER/REUTERS

L’atto finale del teatro COP è iniziato. “Inaccettabile”ha scattato Woepke Hoekstra, davanti a una selva di microfoni, al termine di una conferenza stampa, giovedì 21 novembre. Il commissario europeo responsabile dell’azione per il clima aveva appena consultato una nuova versione del testo cruciale di questo 29e Conferenza delle Parti sul Clima (COP29), il Nuovo Obiettivo Quantizzato Collettivo (NCQG), ovvero il nuovo obiettivo di finanziamento da fornire ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad avere successo nella transizione climatica. “Se si guarda agli aspetti che riguardano la mitigazione [des émissions de gaz à effet de serre (GES)], non riflette ciò che noi stessi abbiamo promesso. Non possiamo accettare di agire come se la COP precedente non fosse esistita. (…) Questo testo va nella direzione opposta. »

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All’improvviso, nell’ultimo sprint dei negoziati, è riemerso il ricordo della COP28, a Dubai. Nel 2023 le parti sono riuscite ad accordarsi per inserire l’imperativo di a “transizione dai combustibili fossili”una novità assoluta nella storia della diplomazia climatica.

Un anno dopo, di fronte alle richieste dei paesi in via di sviluppo che sperano in aiuti tra 500 e 1.300 miliardi di dollari (tra 476 miliardi e 1.240 miliardi di euro) proprio per garantire questa transizione energetica, i funzionari dei paesi sviluppati non hanno ancora annunciato alcuna cifra. Quindi hanno giocato un’altra carta. Giovedì, durante la sessione plenaria, i paesi ricchi più ambiziosi dal punto di vista climatico, in particolare quelli europei, hanno ripetuto che non si potrà raggiungere un accordo se le parole scelte per evocare la riduzione delle emissioni non fossero state rafforzate. “Qualcuno ha detto in questo COP che i fossili sono un dono di Dio, beh è meglio che rimangano sotto terra”ha scherzato Lars Aagaard, ministro del clima danese, riferendosi alle parole del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev.

“Allora paga per la mitigazione!” »

L’Unione Europea (UE), che è sempre stata una delle alleanze più forti sulla mitigazione, giocherà questa carta il più a lungo possibile. Solo che quest’anno la partita promette di essere molto più ravvicinata. Cambiato il tema, le alleanze si sono evolute. A Dubai, europei, canadesi e britannici potevano contare sui paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, quindi molti del gruppo africano, del Sud America, degli Stati insulari, per spingere i paesi del Golfo, India e Cina ad accettare un testo sulla l’uscita dai combustibili fossili.

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