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Il sogno della difesa europea potrebbe non sopravvivere a Donald Trump nel 2025

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A lungo temuto, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, dal 20 gennaio 2025, è ora confermato dalla sua innegabile e completa vittoria alle elezioni presidenziali americane del 6 novembre.

Da allora, un sentimento di preoccupazione molto palpabile ha attanagliato le cancellerie europee ed è stato ampiamente riportato dai media. Nel corso della sua campagna, infatti, Donald Trump ha aumentato le richieste e le minacce, rivolte soprattutto agli europei, e soprattutto nel campo della difesa.

Per alcuni, questo sconvolgimento geopolitico creerà il contesto necessario affinché emerga finalmente un’iniziativa di difesa europea veramente coordinata, sia dal punto di vista militare che industriale, una posizione a lungo sostenuta da Emmanuel Macron.

In realtà, però, vediamo che l'atteggiamento di alcuni capi di Stato europei, e non di ultimo rilievo, si muove in una direzione completamente diversa, molto lontana da questi obiettivi.

Quindi, il ritorno di Donald Trump nello Studio Ovale sarà il tanto atteso fattore scatenante per l’emergere di un’Europa autonoma e indipendente in termini di difesa o, al contrario, seppellirà irrevocabilmente questa speranza di alcuni leader europei?

Le minacce di Donald Trump agli europei e alla NATO durante la campagna presidenziale americana

Va detto che durante questa campagna Donald Trump ha messo ancora più in discussione gli impegni storici degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa e dei suoi alleati della NATO. Quindi, fin dall’inizio, il candidato repubblicano aveva orientato la sua politica internazionale in tre direzioni: la fine degli aiuti americani all’Ucraina, la riserva degli Stati Uniti nei confronti della NATO e la concentrazione delle risorse militari americane, affrontare la Cina.

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Durante la sua campagna, Donald Trump ha intensificato le minacce contro i partner e gli alleati degli Stati Uniti, in particolare contro l’Europa e la NATO.

Man mano che il candidato Trump avanzava nei sondaggi, queste minacce assumevano importanza in Europa, soprattutto perché trovavano una risposta favorevole e un forte sostegno nel team elettorale repubblicano e nelle posizioni espresse da alcuni think tank conservatori, come la Heritage Foundation. .

Questi annunci hanno suscitato reazioni emotive da parte di alcuni leader europei, portando Donald Trump ad aumentare le sue minacce, in particolare chiedendo agli europei di pagare ” la loro giusta quota“, ad assumere la loro difesa all’interno della NATO.

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Anche per quanto riguarda l’Ucraina il discorso si è evoluto, passando dal puro e semplice abbandono, alla promessa di porre fine a questa guerra attraverso una negoziazione diretta con Vladimir Putin, in sole 24 ore.

Quanto alla congrua partecipazione attesa da Donald Trump per non mettersi in riserva per la NATO, è ormai pari o superiore al 3% del Pil, mentre gli europei raggiungono appena l’1,97% in media, nel 2024, con variazioni molto significative. , a seconda della distanza del paese dai confini russi.

Lungi dall’essere trascurate dalla classe politica americana, queste minacce hanno portato il Senato a imporre, nel quadro della legge finanziaria 2024 del Pentagono, il voto su una legge che disciplina rigorosamente le possibilità offerte al presidente americano di uscire dalla NATO, imponendo in particolare un preavviso di sei mesi e un voto a maggioranza di due terzi del Senato, a favore di questa decisione, affinché possa essere applicata.

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Il Senato ha approvato nel 2023, nell’ambito della legge finanziaria del Pentagono del 2024, che impone al presidente americano di ottenere una maggioranza di 2/3 al Senato, per poter costringere gli Stati Uniti a ritirarsi dalla NATO. Tuttavia, il presidente americano resta l’unico arbitro riguardo al coinvolgimento degli Stati Uniti nella difesa collettiva dell’alleanza.

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