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I Ventisette sono d’accordo: per salvare la competitività dell’economia europea, ora o mai più

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L’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è stato invitato a parlare con i capi di Stato e di governo dei Ventisette sul rapporto presentato a settembre sull’argomento e sulle sue raccomandazioni per uscire dalla routine. Il documento servirà da bussola nella legislatura europea che si apre.

L’Unione europea deve agire rapidamente e con forza, altrimenti crollerà, avverte Mario Draghi. Ne è capace?

I Ventisette hanno adottato a Budapest una dichiarazione in dodici punti su “un nuovo accordo europeo sulla competitività”. Questa affermazione lo sottolinea “tutti gli strumenti e le politiche devono essere gestiti in modo globale e coerente, sia a livello nazionale che europeo”. Si parla di intensificare gli sforzi per completare il mercato interno. Infine, istituire il mercato europeo dei capitali per creare un’unione di risparmio e investimenti, che impedirebbe alle imprese europee di partire per gli Stati Uniti per trovare i mezzi per finanziarsi. Perseguire una duplice strategia di sovranità energetica e decarbonizzazione, investire in capacità di difesa o addirittura lanciare “una rivoluzione della semplificazione” regolamenti e oneri amministrativi…

Per incoraggiare l’innovazione, la presidente Ursula von der Leyen ha promesso che la prossima Commissione presenterà rapidamente una proposta per rimuovere le barriere amministrative per le start-up, creando un regime amministrativo speciale e unico a livello europeo per le 182.000 imprese del settore. Il belga Alexander De Croo insiste sulla necessità di risolvere i problemi di frammentazione in materia di investimenti. Gli 800 miliardi di euro del piano di ripresa post-Covid”primo e diviso tra i Ventisette”poi, in Belgio, tra le diverse entità del Paese si ricorda il primo ministro dimissionario. Secondo De Croo, anziché disperderli, sarebbe preferibile seguire la strategia europea sui microprocessori, che concentra le risorse dove produrranno maggiori effetti. La società Imec, con sede in Belgio, è stata beneficiaria di un investimento europeo di 2,7 miliardi di euro.

Rinviato il dibattito sui prestiti congiunti

Il rapporto Draghi insiste sulla necessità di finanziamenti, che stima a 800 miliardi di euro all’anno, provenienti dal settore privato ma anche da quello pubblico. La Dichiarazione di Budapest parla della creazione “nuovi strumenti” senza accennare chiaramente alla conflittuale questione dei nuovi prestiti europei, dopo quelli che avevano finanziato il piano di ripresa post-Covid. Germania, Austria, Olanda ed altri sono per il momento contrari a questa idea. La stessa presidente von der Leyen si astiene dall’affrontare l’argomento, ritenendo che i mezzi per aumentare la forza d’attacco europea siano”l’aumento del budget” et”la creazione di nuove risorse proprie”. La discussione inizierà l’anno prossimo, quando la Commissione presenterà la sua proposta per un quadro di bilancio per il periodo 2028-2034. Che il dibattito sui prestiti congiunti, di cui tedeschi e olandesi non vogliono più sentir parlare, non si è svolto a Budapest “è una buona cosa”, crede il signor De Croo, perché “questo è l’argomento che alcuni utilizzerebbero per bloccare tutto”.

L’Unione dovrà forzare la sua natura e agire rapidamente. “La conversazione di oggi ha mostrato il senso di urgenza”ha assicurato il belga Charles Michel, che ha presieduto il suo ultimo Consiglio europeo. «È l’una meno mezzanotte.» Cosa accadrà al senso di urgenza quando i Ventisette affronteranno le questioni che fanno arrabbiare e dividono? “L’Europa non può più rinviare le sue decisioni. Molte decisioni importanti sono state rinviate perché aspettavamo un consenso. Il consenso non è arrivato”ha avvertito Draghi, sottolineando che il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è un ulteriore argomento in questo senso.

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