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Sociale in Lussemburgo: “Vogliamo un miglioramento del sistema pensionistico, non un peggioramento”

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“Vogliamo un miglioramento del sistema pensionistico, non un peggioramento”, ha insistito lunedì Nora Back, presidente dell’OGBL, durante una conferenza stampa congiunta con la LCGB, alla Camera dei dipendenti. I due centri hanno manifestato la loro volontà di agire insieme, due giorni prima di essere ricevuti da Martine Deprez (CSV), ministro della Previdenza Sociale, nell’ambito delle consultazioni sulle pensioni. “Non abbiamo altra scelta che affrontare insieme la questione, perché l’argomento è di grande importanza per i dipendenti”, afferma Patrick Dury, presidente della LCGB.

I sindacati sembrano giocare alla grande con questo “tema di punta del modello sociale lussemburghese”, secondo le parole di Nora Back. Se “chiedono una riforma” delle pensioni, a loro avviso si tratta di “una riforma positiva per i dipendenti”, che deve “ripristinare i deterioramenti della riforma del 2012”, afferma il presidente dell’OGBL. Secondo i rappresentanti dei lavoratori, questa legge ha portato ad una riduzione delle pensioni.

Sia l’OGBL che la LCGB denunciano le previsioni catastrofiche sulla natura insostenibile del regime generale. “Le proiezioni passate erano tutte fuori luogo”, spiega Patrick Dury. La realtà era molto migliore delle proiezioni”. Cita l’esempio del numero degli assicurati nel 2020, “sottostimato dell’80% nelle previsioni di fine anni ’90”. Il sindacalista descrive il desiderio di riforma come “logica distruttiva”.

Il dibattito riguarda in particolare le riserve del regime, stimate a 27 miliardi di euro, ovvero quattro volte la spesa annua, quando la legge impone un minimo di 1,5 volte. “La riserva esiste per essere utilizzata”, ritiene Sylvain Hoffmann, presidente della Camera dei dipendenti, che rileva anche che “non vi è alcuna urgenza di riforma”. Se necessario, auspica invece “nuove entrate, soprattutto attraverso i contributi, tra le più basse d’Europa”.

I sindacalisti chiedono un quadro negoziale tripartito per qualsiasi riforma. “Dobbiamo riunire governo, sindacati e datori di lavoro. Ma qui temiamo che la decisione finale venga presa senza un tripartito”, scivola Nora Back.

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