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Vicino a Bordeaux, una serra sperimentale prepara le viti del futuro

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In una serra a prova di insetti dall’atmosfera quasi tropicale, piante di Cabernet Franc o Sauvignon crescono a un metro da terra su lana di roccia, prefigurando il futuro della vite.

Questa struttura in vetro di 800 metri quadrati situata su un terreno della scuola enologica di Blanquefort, nell’area metropolitana di Bordeaux, funge da dimostratore per accelerare la produzione di piante di vite garantendola dal punto di vista sanitario.

“Non abbiamo mai prodotto in queste condizioni”, afferma David Amblevert, presidente della Federazione francese dei vivai del vino e segretario della Camera dell’Agricoltura della Gironda, che guida il progetto nell’ambito della Vinopôle Bordeaux-Aquitaine, con il sostegno finanziario della Regione in particolare.

Qui tutto è controllato: temperatura, umidità, sole, ventilazione… La coltivatrice in serra Agnès Lainé vigila su circa 2.200 piante in arrivo a fine giugno dall’Istituto francese della vigna e del vino di Grau-du-Roi (Gard) in un quotidianamente, che fornisce la “materia prima” in una filiera produttiva molto vigilata.

I vasi di Merlot o di Colombard, che si affiancano a creazioni varietali come Voltis o Floreal, da allora sono cresciuti – fino a diversi metri – grazie alla fertirrigazione che fornisce loro acqua e sostanze nutritive, in dosi sapienti somministrate da una rete di valvole, pompe e tubi.

ppy/gf/o

«Ci ​​sono sonde ovunque ma niente sostituisce occhi e dita Ogni giorno bisogna essere lì», sottolinea il tecnico, azionando l’apertura della parte superiore della serra, per arearla un ventilatore dotato di rete perché non debba entrare nulla .

– Una svolta –

In un momento in cui si riducono i prodotti fitosanitari, questo impianto confinato permette di proteggere i portinnesti e gli innesti (qui in fase di “premoltiplicazione”, destinati ai vivaisti) dalle malattie trasmesse dagli insetti. Come la flavescenza dorata, causata dalla cicalina, o quella causata da un batterio, la xylella fastidiosa, un ceppo del quale attacca la vite.

La coltivazione in serra fuori terra mira a dimezzare i tempi di produzione di una pianta di vite rispetto al processo attuale. Guadagnando così in reattività per soddisfare le esigenze di un’industria vitivinicola sconvolta dagli effetti del cambiamento climatico, a cui sta cercando di rispondere sviluppando vitigni più adattati e resistenti.

L’obiettivo è produrre, in queste condizioni ottimali, fino a 100.000 innesti e 100.000 portinnesti all’anno.

“Abbiamo ancora molto da imparare”, constata Laurent Bernos, direttore del centro di viticoltura-enologia della Camera dell’Agricoltura della Gironda, che constata “comportamenti molto diversi” tra le piante nella serra. “Ma in tre mesi nessuno ha forato, il primo obiettivo è stato raggiunto”, sorride.

Costato due milioni di euro, l’impianto Gironde, di cui una piccola parte è dedicata al vigneto di cognac in Charente, il resto a Bordeaux e ad altri vigneti dell’Aquitania, è destinato ad essere ampliato o spostato all’orizzonte 2026.

Un progetto simile, chiamato Qanopée, ha visto la luce vicino a Épernay (Marna) con una serra dedicata ai vitigni Champagne, Borgogna, Jura e Beaujolais. Altri sono previsti nella Valle della Loira e in Occitania per voltare pagina sulla viticoltura del Paese.

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