Mariana Enríquez e il mistero Silvina Ocampo – Libération
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Mariana Enríquez e il mistero Silvina Ocampo – Libération

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Il quaderno di Libé Booksfascicolo

La scrittrice argentina ha indagato sulla sua connazionale nata nel 1903 e morta nel 1993. “La sorellina” racconta la straordinaria vita della grande scrittrice di racconti i cui testi sono segnati da un ingegno diabolico.

Immagina di essere un insetto appollaiato sul ramo di un cedro, nell'estate del 1910, nel parco della ricchissima famiglia Ocampo, vicino a Buenos Aires in Argentina. Silvina, 7 anni, la sorella più piccola di una famiglia di cinque bambine, è salita accanto a te e all'improvviso, l'insetto, con i suoi occhi, le sue mandibole, è lei. Osserva i mendicanti che passano vicino al parco mentre gli altri, tra cui la sorella maggiore Victoria, quella dominante, stanno sonnecchiando. Osserva come sempre, in silenzio, con gli occhi fissi, con o senza i suoi grandi occhiali bianchi dalle lenti opache: divora in silenzio ciò che diventa. Più avanti, nel suo grande poema autobiografico, Invenzioni della memoriascriverà che i mendicanti erano “il colore delle foglie morte; /non erano fatte di carne e ossa, /erano del colore della terra, non avevano sangue”. Eccoci in una delle sue cellule, quella che ricorda La notte dei morti viventi O Morti che camminanoma in una versione confidenziale, come un sogno innocente e crudele fatto in fondo a un giardino pieno di sterpaglie e cadaveri Un po sepolto.

Ci sono altri alveoli nei testi di Silvina Ocampo (1903-1993), per la maggior parte

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