Malala Yousafzai in Pakistan per parlare di educazione

Malala Yousafzai in Pakistan per parlare di educazione
Malala Yousafzai in Pakistan per parlare di educazione
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Keystone-SDA

Evacuata dal suo Paese nel 2012 dopo aver subito un attacco da parte dei talebani, l’attivista pakistana Malala Yousafzai torna raramente nel suo Paese ma ha partecipato questo fine settimana a un vertice sull’istruzione delle ragazze, al centro della sua lotta.

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12 gennaio 2025 – 13:29

(Keystone-ATS) Il suo arrivo avviene in un momento in cui l’istruzione è particolarmente fragile nella regione: in Pakistan, 26 milioni di bambini non frequentano la scuola, secondo i dati ufficiali che collocano il Paese tra i più colpiti dal fenomeno.

L’Afghanistan, un paese vicino, è l’unico al mondo in cui le ragazze e le donne non hanno il diritto di frequentare la scuola secondaria o l’università, oltre alle altre misure repressive imposte dai talebani dal loro ritorno al potere nel 2021.

“I talebani non considerano le donne come esseri umani”, ha denunciato domenica l’attivista, ospite d’onore del vertice sull’istruzione delle ragazze nelle comunità musulmane, organizzato per due giorni a Islamabad.

Malala Yousafzai, che nel 2014 è diventata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace assegnato all’età di 17 anni, è stata attaccata nel 2012 dai talebani pakistani, irritata dalle pubblicazioni a favore dell’istruzione pubblicate sul suo blog.

Mentre stava tornando a casa in autobus da scuola nella remota valle dello Swat, vicino al confine con l’Afghanistan, le hanno sparato alla testa. Evacuata e poi ricoverata nel Regno Unito dove ora vive, è tornata nel suo Paese natale solo poche volte, sempre scortata.

“La sua presenza in Pakistan in questo preciso momento è un messaggio a chi è al potere: la lotta per l’istruzione non può essere messa a tacere, sia nella valle dello Swat che oltre confine in Afghanistan”, dice Nighat Dad, un altro attivista.

Povertà

Il suo viaggio in Pakistan è “anche un promemoria del lavoro che resta da compiere”, aggiunge il signor papà.

Nel discorso pronunciato davanti a decine di rappresentanti di Paesi musulmani, Malala Yousafzai ha sottolineato che resta “un’enorme quantità di lavoro da fare per garantire che ogni donna pakistana abbia accesso all’istruzione”.

La povertà è la causa principale del massiccio abbandono scolastico in Pakistan dove, secondo la Banca Mondiale, il 40% dei 240 milioni di abitanti vive al di sotto della soglia di povertà.

Il fenomeno è aggravato da infrastrutture inadeguate, dal conservatorismo ma anche dagli impatti del cambiamento climatico: non è raro che le scuole poco attrezzate chiudano a causa dell’inquinamento, delle ondate di caldo o delle inondazioni.

“È scoraggiante vedere che la situazione è sostanzialmente la stessa di quando se n’è andata”, nota Hadia Sajid, una studentessa di 22 anni che ha seguito la conferenza dell’attivista.

“Ma ci sono stati alcuni progressi marginali, in gran parte dovuti all’impatto dei social media: è diventato più difficile privare le ragazze dei loro diritti”, afferma.

“Icona”

Malala Yousafzai ha creato il Malala Fund nel 2013 con suo padre, un ex insegnante che ha lottato contro le norme sociali per spingere sua figlia a frequentare le lezioni nella valle dello Swat.

La loro organizzazione ha investito milioni di dollari per far uscire dalla scuola 120 milioni di ragazze in tutto il mondo.

Nel loro Paese natale, però, i progetti che sostengono nelle zone rurali sono raramente conosciuti.

“In Pakistan, Malala è un paradosso”, dice Nighat Dad. “I suoi successi su scala internazionale sono innegabili, ma i responsabili e la società rimangono divisi, intrappolati tra ammirazione e sfiducia”.

Per Sanam Maher, autrice di diversi lavori sulle donne pakistane, è una “figura controversa”: “molti la criticano per la sua assenza dal Pakistan”.

Per Hadia Sajid, come per molte giovani donne pakistane, resta però “un’icona e una voce potente a favore dell’istruzione delle ragazze”.

“Ha dovuto affrontare violenza, odio e critiche per il semplice fatto di difendere” questa causa, lamenta la studentessa.

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