I ribelli, ora al potere, sequestrano i documenti che non erano stati distrutti dopo la partenza del dittatore siriano, e scoprono la massa di coloro che, per anni, collaboravano nell’ombra.
Pubblicato il 01/11/2025 10:16
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Mamdouh, ancora con l’arma in mano, è uno dei ribelli che hanno combattuto nella città di Soueida. “Qui il regime ci ha opposto molta resistenzaricorda. Hanno combattuto per almeno sei ore.”. Indica un edificio, quello dell’intelligence militare. All’interno, un seminterrato fatto di celle antigeniche e un labirinto di stanze disseminate di documenti amministrativi.
Ciò che Mamdouh sta leggendo sono le comunicazioni ufficiali del regime. Nel documento che ha tra le mani si chiede l’aumento degli stipendi dei militari affinché non si uniscano al movimento di protesta che scuote la città. Insieme ad altri ribelli venuti a visionare i documenti, Mamdouh si imbatte in un registro. “Questo è il nome di tutti coloro che avevano una tessera rilasciata dal regime che permetteva loro di passare tutti i posti di blocco militari senza essere interrogati. Ci sono solo nomi di civili”.nota.
In realtà decine di informatori, di cui riconosce alcuni nomi. Ci sono anche, in grandi buste, migliaia di pagine, quelle delle intercettazioni trascritte a mano. Fascicoli di inchiesta su migliaia di residenti della zona, quello di una giovane, ad esempio, ritenuta sospetta semplicemente perché aveva iniziato a praticare yoga.
A pochi metri, in piazza El Karame, i residenti continuano a festeggiare la caduta del regime. Sawsan è in mezzo alla folla. “Il regime di Assad era davvero ovunque”, dice.
“Potremmo avere qualcuno che lavora con noi, che scrive rapporti sui suoi colleghi. Ecco perché lo abbiamo detto : ‘I muri hanno orecchie’.”
Sawsan, residente a Soueidasu franceinfo
“Per fortuna, finalmente, siamo arrivati lì.” esulta Sawsan prima di concludere : “Abbiamo molte responsabilità”. Trova i documenti e esaminali, “questo è il nostro lavoro adesso.”
Un lavoro che si preannuncia titanico. Solo per la città di Soueida, i documenti dell’intelligence sono milioni e talvolta risalgono agli anni ’60. Nella maggior parte degli edifici, il regime ha cercato di eliminare le prove bruciando gli archivi.
Il rapporto a Soueida (Siria) di Arthur Sarradin
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