Martedì sera, durante la messa di Natale, aveva già denunciato i “bambini colpiti dai mitragliatori”, le “bombe sulle scuole e sugli ospedali”, alludendo agli attacchi israeliani su Gaza, di cui ha denunciato questa settimana la “crudeltà”, scatenando le proteste dei cittadini israeliani. diplomazia.
Il gesuita argentino ha chiesto anche che vengano agevolati gli aiuti umanitari nel Sudan devastato da 20 mesi di guerra, dove secondo l'Onu la carestia che colpisce milioni di sfollati rischia di diffondersi. Il conflitto ha ucciso decine di migliaia di persone e sradicato 12 milioni di sudanesi, causando la più grande crisi di sfollati del mondo secondo le Nazioni Unite.
“Abbattere tutti i muri”
Dalla Birmania ad Haiti passando per Mali, Venezuela e Cipro, Francesco ha citato ben 18 Paesi, soffermandosi in particolare sul Medio Oriente “dilaniato dai conflitti”. Il vescovo di Roma si è detto “vicino alla comunità cristiana del Libano” e “a quella della Siria, in questo periodo molto delicato” segnato dal nuovo potere islamista e dove i cristiani temono per il loro futuro.
In Africa, ha pregato per le “famiglie di migliaia di bambini che muoiono a causa di un’epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo” e per le popolazioni “del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico”. “La crisi umanitaria che li colpisce è causata principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo. Ciò è aggravato dagli effetti devastanti del cambiamento climatico che portano alla perdita di vite umane e allo sfollamento di milioni di persone”, ha lamentato.
Parlando del suo continente nativo americano, Francesco ha invitato i leader ad impegnarsi per «costruire il bene comune e riscoprire la dignità di ogni persona, al di là delle divisioni politiche». Senza citare gli Stati Uniti, dove il presidente eletto Donald Trump minaccia di rimandare indietro milioni di migranti, Francesco ha chiesto di “abbattere tutti i muri di separazione: i muri ideologici, che così spesso segnano la vita politica, e i muri fisici”.
Jorge Bergoglio ha rinnovato anche il suo appello a cancellare il debito dei Paesi più poveri in occasione del Giubileo 2025, che ha lanciato martedì sera, l'”anno santo” della Chiesa cattolica organizzato ogni 25 anni e per il quale sono attesi oltre 30 milioni di pellegrini Roma.