DDodici giorni dopo la partenza di Bashar Al-Assad, i siriani continuano a esprimere la loro gioia e ad assaporare la libertà ritrovata. La sequenza avrà sfidato le previsioni: “Assad per l’eternità”questo era lo slogan a cui i siriani dovevano far finta di credere, se possibile aumentando “e oltre!” » Ogni sequenza di messa in atto della repressione sembrava confermare questo programma. Nel 1982, dopo il massacro di Hama, i diplomatici francesi notarono che l'opposizione [au régime d’Hafez Al-Assad, père de Bachar] fu vano, poiché la rivoluzione baathista del 1963 appariva irreversibile, come quella del 1789 in Francia e quella del 1917 in Russia.
Sotto Bashar Al-Assad, dopo la ripresa, nel 2017-2018, dei territori passati sotto il controllo dell’opposizione, sembrava certo che l’orizzonte si stesse nuovamente chiudendo. L’influenza e l’appropriazione familiare erano tali che i siriani avevano preso l’abitudine, per descrivere “la Siria degli Assad”, di usare l’immagine di una fattoria in cui lavoravano ad esclusivo beneficio dei leader.
La fine del“eternità” è il risultato di una sequenza aperta nel 2011. Da uno slogan all'altro, è infatti la dinamica iniziata tredici anni prima che trova forma di espressione. Nel 2011, i manifestanti hanno cantato “Vai da Bashar!” ». Nel 2024, durante i dieci giorni della loro avanzata, il gruppo Hayat Tahrir Al-Sham (HTC) e i suoi alleati sono supportati da un nuovo slogan: “Non andare, Bashar, siamo noi che veniamo da te!” » Continuità e novità sono racchiuse in questi slogan.
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Dal 2011 si sono susseguiti formati di opposizione. In esilio, le coalizioni furono create, disfatte, riadattate, ampliate e diluite. All’interno, il combattimento e l’amministrazione dei territori “liberati” sono stati limitati dalla portata della repressione, che ha portato alla militarizzazione e ad una maggiore mobilitazione della parte islamista. Il leader di HTC Ahmed Al-Charaa [connu sous son nom de guerre Abou Mohammed Al-Joulani]è il prodotto della sequenza del 2011 (anche se contestata dai rivoluzionari di Idlib) e, prima ancora, della destabilizzazione regionale seguita all’invasione dell’Iraq nel 2003. Ma ha una profondità politica rafforzata dalla dinamica specificamente siriana .
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