Le elezioni legislative rumene del 1È Dicembre è stato un vero e proprio test di resistenza per una giovane democrazia situata ai confini dell’Unione Europea (UE). Con un tasso di partecipazione del 52,50%, rispetto al solo 31,84% delle precedenti elezioni legislative del 2020, gli elettori hanno risposto maggiormente alla chiamata delle urne. Ma la questione centrale non riguardava solo il rinnovo del Parlamento. Si poneva un'alternativa cruciale: continuare ad ancorarsi saldamente all'Occidente e allo spazio euro-atlantico oppure cedere alle sirene di un riavvicinamento verso l'Est e la Russia di Vladimir Putin.
Queste elezioni legislative non hanno fatto altro che rafforzare questa polarizzazione della società rumena. Dopo lo spoglio nel 99% dei seggi elettorali, il Partito Socialdemocratico (PSD), il principale partito di centrosinistra, ha mantenuto la sua posizione dominante con il 23% dei voti. Ma il vero evento è la spettacolare ascesa dell'Alleanza ultranazionalista per l'unità dei romeni (AUR), che ha ottenuto il 18% dei voti. Con un discorso sovranista e temi fortemente allineati con i punti di vista russi, l’AUR diventa la seconda forza politica del paese.
Se aggiungiamo i voti dei piccoli gruppi allineati con gli estremisti, più del 30% dei rumeni ha votato per partiti antieuropei o filorussi. George Simion, leader carismatico dell'AUR, ha accolto con favore questo risultato storico: “Il popolo romeno ha votato per i sovranisti che siamoha dichiarato dopo la chiusura dei seggi elettorali. Il nostro sogno di spazzare via i socialdemocratici e i liberali dal governo si è realizzato. »
Non è necessaria una maggioranza chiara, anche se una coalizione filo-europea che unisca centrodestra e sinistra sembra l’ipotesi più probabile. Queste elezioni si sono svolte in un clima teso, segnato dalle tensioni legate alla guerra in Ucraina e da un forte aumento dei discorsi populisti e antieuropei. Si svolgono inoltre in una sequenza elettorale senza precedenti, tra il primo turno delle elezioni presidenziali del 24 novembre e il secondo turno previsto per l’8 dicembre. La questione va ben oltre i confini della Romania, con implicazioni dirette per la sicurezza europea.
Gravi preoccupazioni a Bruxelles
La sorpresa del primo turno delle elezioni presidenziali è stata la svolta di Calin Georgescu, un candidato estremista filo-russo che ha saputo catturare l'attenzione di un elettorato disilluso. Questo ex ingegnere di 62 anni, senza sostegno politico, ma con la sua popolarità su TikTok, ha battuto i candidati provenienti da contesti tradizionali. Con i suoi video brevi e potenti è riuscito a mobilitare un elettorato giovane, spesso lontano dalle urne.
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