Nel secondo giorno di conteggio delle elezioni generali irlandesi, domenica 1È A dicembre è la coalizione uscente dei due partiti centristi Fianna Fail e Fine Gael – entrambi primi con poco più del 20% delle prime scelte espresse – ad avere le maggiori possibilità di formare un nuovo governo nella Repubblica d'Irlanda.
Il Sinn Fein, il partito pro-riunificazione dell'isola, ha quasi pareggiato il proprio rendimento (con il 19% delle prime scelte degli elettori), ma avrebbe dovuto prendere la testa del voto e riuscire a convincere due o tre piccoli gruppi di sinistra ( Labour , i socialdemocratici o People Before Profit) di riuscire a costruire una maggioranza nel Dail (il Parlamento irlandese) e ad accedere al potere per la prima volta nella sua storia.
Questo scenario sembrava quasi probabile fino al 2023, quando nei sondaggi lo Sinn Fein era ancora sopra il 30%, spinto dalla voglia di cambiamento degli irlandesi, stanchi dell’alternanza per quasi un secolo tra governi guidati dal Fine Gael o dal Fianna Fail. I giovani hanno prestato poca attenzione al controverso passato del Sinn Fein, l’ex ramo politico dell’Esercito repubblicano irlandese (IRA, considerato un gruppo terroristico dal Regno Unito) e ne hanno apprezzato le proposte per porre fine alla crisi immobiliare, una delle più acuto in Europa.
Questo stato di grazia non durò: nonostante le sue doti di oratrice, la presidente del partito, Mary Lou McDonald, moltiplicò i passi falsi, più lenta ad esempio a denunciare le autorità di polizia che i facinorosi, nel novembre 2023 durante le rivolte anti-migranti a Dublino.
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Performance economica e surplus di bilancio
Il partito ha anche alienato parte del suo elettorato popolare, non avendo un discorso coerente di fronte alle preoccupazioni legate all’ondata migratoria. Dal 2022 l’Irlanda ha accolto più di 100.000 rifugiati ucraini e quasi 30.000 richiedenti asilo provenienti da Africa e Medio Oriente, un record per un Paese di 5,2 milioni di abitanti. Se Fianna Fail e Fine Gael rinnovano la coalizione formata alla fine delle elezioni del 2020 (per sbarrare per la prima volta il cammino del Sinn Fein), è Micheal Martin, il leader del Fianna Fail, ad avere la meglio piombo, che dovrebbe essere chiamato tetà (primo ministro). 64 anni, presiede il partito dal 2011 e ha già guidato il governo tra il 2020 e il 2022. Prenderà il posto di Simon Harris, 38 anni, leader del Fine Gael.
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