Una nuova tregua è entrata in vigore mercoledì 27 novembre nella provincia pakistana di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l'Afghanistan, dove gli scontri tra tribù sciite e sunnite hanno provocato 111 morti in una settimana, secondo due membri delle autorità locali.
La violenza è scoppiata giovedì quando una decina di uomini armati hanno aperto il fuoco su due convogli di famiglie sciite scortate dalla polizia, nel distretto di Kourram. Per rappresaglia, gli sciiti hanno bruciato centinaia di negozi e case venerdì e sabato, e da allora gli scontri, a volte con armi pesanti, sono continuati.
Tra gli uccisi ci sono “79 sciiti e 32 sunniti”ha detto all'Agence France-Presse (AFP) un membro dell'amministrazione locale che ha chiesto l'anonimato, che ha riferito di 88 feriti. Un altro membro delle autorità provinciali ha confermato questi dati all'AFP.
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«Bain de sang»
Sunniti e sciiti si scontrano regolarmente, in particolare per questioni legate alla terra, da luglio nella regione, dove il bilancio delle vittime ammonta ora a 190, secondo fonti coerenti citate dall'AFP. Erano già state dichiarate diverse tregue decretate dai consigli tribali chiamati “jirgas”. Una nuova tregua, annunciata domenica sera, è stata rotta e fino a mercoledì sono state segnalate sparatorie intermittenti in diversi villaggi.
In serata l'ufficio del capo del governo provinciale ha annunciato in un comunicato stampa la novità “cessate il fuoco di dieci giorni” era “entrato in vigore”. “I negoziati proseguiranno per garantire una pace duratura, le truppe saranno schierate in luoghi strategici e verranno pagati dei risarcimenti” alle famiglie delle vittime e a coloro le cui case o attività commerciali sono state bruciate, ha aggiunto.
Da sabato sono state convocate nuove jirga e funzionari provinciali sono stati inviati in elicottero da Peshawar, capoluogo della provincia, per cercare di porre fine a ciò che migliaia di manifestanti sciiti riuniti in tutto il Paese hanno denunciato come una «bain de sang».
Le autorità locali affermano di essere incapaci di gestire tali situazioni, a causa della mancanza di personale di polizia o amministrativo, mentre sia il governo federale che quello provinciale lottano per imporre la propria autorità, minata dai codici d’onore tribali.
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