La Royal Navy e le forze armate britanniche faticano a mantenere il proprio rango.
La Royal Navy, una volta la più grande forza marittima del mondo (di gran lunga), sta attraversando una fase di crisi crisi profondasimboleggiato dalla crescente incapacità delle sue forze di compiere le loro missioni. Questo declino, legato a sottoinvestimento cronico e problemi strutturali, colpisce non solo la marina, ma anche l’intero esercito britannico.
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Sottomarino invecchiato impiegato in missioni cruciali come simbolo della decadenza britannica
L'iconico HMS Triumph, l'ultimo sottomarino di classe Trafalgar, incarna le attuali sfide della Royal Navy. Costruito 33 anni fa, era previsto per una missione nel Mediterraneo orientale, ma dovette tornare indietro a causa di problemi tecnici. Questa situazione illustra le conseguenze di decenni di investimenti insufficienti nelle infrastrutture e nella manutenzione operativa delle navi.
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La speranza del patto AUKUS
Nick Childs, ricercatore del think tank IISS, sottolinea che si stanno apportando miglioramenti, in particolare attraverso l'accordo AUKUS, che vede Regno Unito, Stati Uniti e Australia lavorare insieme per costruire centrali nucleari sottomarine australiane. In definitiva, questo accordo potrebbe modernizzare le infrastrutture della Royal Navy. Tuttavia, nel frattempo, le attuali carenze compromettono seriamente la disponibilità di sottomarini d’attacco nucleari (ANS) e complicano missioni critiche come la caccia ai sottomarini russi nelle acque transatlantiche.
Un deterrente nucleare indebolito
Il Regno Unito dispone di quattro sottomarini lanciamissili balistici (SSBN), che trasportano missili Trident II D5 dotati di testate nucleari. In ogni momento, almeno uno di questi sottomarini deve rimanere in mare, invisibile e pronto a rispondere a una minaccia nucleare. Tuttavia, i rinnovamenti prioritari di questi SSBN hanno allungato notevolmente le loro missioni, raggiungendo record come quello dell’HMS Vengeance, che rimase in mare per 201 giorni. Questa situazione riduce la capacità della Marina britannica di garantire la deterrenza nucleare. Con una flotta che invecchia e priorità di manutenzione poco definite, la Royal Navy sta lottando per mantenere la sua posizione strategica di fronte ad una Russia sempre più attiva nei mari europei.
Un divario crescente con la Marina francese
Il divario tra la Royal Navy e la Marina francese sta diventando sempre più visibile. Mentre il Regno Unito possiede più fregate (15 contro 10), solo il 33% di queste sono operative, contro il 75-80% della Francia, come ha recentemente sottolineato l'ammiraglio Nicolas Vaujour davanti alla Commissione di difesa dell'Assemblea nazionale.
Disponibilità a due velocità
Questi problemi operativi colpiscono anche i sottomarini britannici, dove la Francia si distingue per una migliore gestione delle proprie infrastrutture e del proprio personale. Questo declino operativo influisce sulla capacità del Regno Unito di mantenere la sua posizione storica di potenza marittima dominante.
Fallimenti che colpiscono l'intero esercito
La Royal Navy non è la sola a soffrire. La Royal Air Force e l’esercito britannico affrontano le stesse sfide, con numeri ridotti ed equipaggiamenti inferiori rispetto ai loro equivalenti francesi. Tuttavia, il bilancio della difesa britannico è significativamente superiore a quello della Francia (74 miliardi di euro contro 64 miliardi).
Criticata la direzione
Tom Sharpe, ex ufficiale della Royal Navy, lamenta che l’influenza degli industriali della difesa sulle politiche pubbliche spinga il Regno Unito a spendere di più per ottenere meno risultati, lasciando la Francia a superare il suo vicino d’oltre Manica in quasi tutte le aree militari.
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Questo articolo esamina le principali sfide che la difesa britannica deve affrontare, in particolare la Royal Navy, che si trova ad affrontare problemi di disponibilità delle sue navi e sottomarini. Tra l’indebolimento del deterrente nucleare e il crescente divario con la Marina francese, il Regno Unito fatica a mantenere il proprio rango militare nonostante un consistente budget per la difesa. L’accordo AUKUS e altre iniziative offrono speranze di ripresa, ma le attuali debolezze evidenziano una scarsa gestione delle priorità strategiche e operative.
Immagine creata utilizzando Canva a scopo di rappresentazione.
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