Questo accordo “aprirà la strada” ad un mercato del carbonio più consolidato, destinato allo scambio di crediti di carbonio di qualità, con standard sostenuti dalle Nazioni Unite, ha accolto con favore Erika Lennon, esperta in materia presso il Centro per il diritto internazionale dell'ambiente.
Pubblicato il 11/11/2024 19:36
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Lunedì 11 novembre, il primo giorno della COP29, i paesi di tutto il mondo hanno adottato nuove regole delle Nazioni Unite per il controverso mercato dei crediti di carbonio. Questi sono generati da attività che riducono le emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento globale, come piantare alberi, proteggere gli habitat o sostituire il carbone inquinante con turbine solari o eoliche. Un credito equivale a una tonnellata di anidride carbonica a cui viene impedita l’immissione o la rimozione dall’atmosfera.
Finora questo mercato si era sviluppato in maniera isolata, al di fuori di ogni regola internazionale. I criteri adottati a Baku, in Azerbaigian, regolano la metodologia per calcolare quanti crediti può generare un determinato progetto e cosa succede se il carbonio immagazzinato viene perso, ad esempio se la foresta colpita brucia. Gli standard proposti riguardano principalmente i paesi – soprattutto quelli più ricchi – che cercano di compensare le proprie emissioni acquistando crediti da nazioni che hanno ridotto i gas serra oltre quanto avevano promesso.
“È estremamente importante”ha reagito Erika Lennon, esperta in materia presso il Centro per il diritto internazionale dell'ambiente (CIEL), perché ciò “apri la strada” verso un mercato del carbonio più consolidato, destinato allo scambio di crediti di carbonio di qualità, con standard supportati dalle Nazioni Unite. Ma, come diverse ONG, è critica nei confronti del metodo che ritiene poco trasparente con cui i testi sono stati presentati alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Da parte sua, l'ONG Oil Change International ha criticato la decisione presa “senza dibattito o controllo pubblico”.