Un pensiero alternativo
Durante queste elezioni presidenziali, per i cattolici è stato significativo anche l’avvento del futuro vicepresidente James David Vance. Quest’uomo di 40 anni, nato in una famiglia protestante, si è convertito al cattolicesimo cinque anni fa. Da solo, incarna l’emergere di una nuova guardia cattolica tra gli intellettuali conservatori americani.
“Come altri conservatori altamente istruiti, la conversione di Vance è il risultato di un viaggio intellettualeconstata Jean-Benoît Poulle, normalista e storico della Sorbona. Questa giovane guardia è caratterizzata dal rifiuto del liberalismo economico e morale, colpevole, ai loro occhi, di aver atomizzato le comunità attraverso l’individualismo e il materialismo che ne deriva. Come raccontò lo stesso Vance, questi conservatori trovarono nella dottrina cattolica un pensiero alternativo al liberalismo, più storico e articolato di quello che avrebbero potuto scovare, ad esempio, nell’evangelizzazione protestante. Non tutti si sono convertiti, ma si sono affidati agli autori cattolici per pensare al loro “post-liberalismo”. Il francese René Girard, Pierre Manent o Rémi Brague, il politologo americano Patrick Deneen, le opere di Tommaso d’Aquino o di Sant’Agostino sono nelle loro biblioteche. Ai loro occhi, questo pensiero che ricerca il “bene comune” e si fonda sulla “legge naturale” permette l’emergere di un “noi”, come la tradizione o il patriottismo.
Senza allinearsi sempre con il Vaticano (in particolare sulla questione migratoria), questa guardia “post-liberale” e “conservatrice nazionale”, vicina al primo ministro ungherese Victor Orban, incoraggia una visione tradizionale della famiglia, pronatalista e politiche sociali classi lavoratrici, una concezione conservatrice dell’istruzione e critica la globalizzazione e i suoi organismi internazionali. A questo proposito sarà interessante osservare la convivenza tra Trump e Vance. Quest’ultimo non è così pro-business come il suo futuro presidente, né così libertario come alcune personalità che lo circondano. “Vance e il suo popolo, tuttavia, hanno scommesso sul cavallo vincente: Donald Trump con cui condividono le lotte sociali, la sua politica estera e di cui conoscono la plasticità ideologica. Quindi sperano di influenzarlo.”osserva Jean-Benoît Poulle.
Chi è JD Vance, vicepresidente di Donald Trump e potenziale futuro vicepresidente?
Dubbi europei
In Europa, il mondo cattolico osserva con attenzione l’ascesa di tali personalità, alcuni rallegrandosi in tutto o in parte, altri temendo le derive autoritarie o nazionaliste di tale pensiero “post-liberale”.
“Non è perché critichiamo il liberalismo che inevitabilmente cadiamo nel campo dell’estrema destraconclude Jean-Benoît Poulle. Tuttavia, alcuni aspetti del pensiero di Vance puntano all’estrema destra, mentre alcune delle sue critiche al neoliberismo, soprattutto a livello sociale, possono essere condivise a sinistra. Se è di estrema destra, non è quella del passato. Il suo posizionamento è più complesso.”
A Roma, dove la sensibilità “Vance” non è esattamente quella che detta il tono sotto papa Francesco, la Santa Sede ha maliziosamente auspicato”buona fortuna” e “molta saggezza” a Donald Trump. Da parte sua, anche l’episcopato americano si è congratulato con lui, insistendo nel dire che era preoccupato”di chi è fuori dai nostri confini”.