Vent’anni fa, nella letteratura accademica apparve un neologismo per designare la popolazione americana che fa risalire le sue origini all’America Latina: “Latinx”. Doveva servire come alternativa non sessista e non binaria alla parola “latino”, che secondo il suo inventore cancellava le donne e le persone non binarie. In seguito avrebbe guadagnato terreno non solo tra gli accademici ma anche tra attivisti, celebrità e politici associati al movimento progressista. Alcuni media lo avrebbero addirittura adottato. Ma non avrebbe mai trovato favore agli occhi dei latini o degli ispanici, almeno quelli che sapevano della sua esistenza.
Lo scorso settembre, il Pew Research Center ha pubblicato un sondaggio che illustra questo paradosso. Quasi la metà dei latini (47%) ha affermato di aver sentito la parola “Latinx” per riferirsi a latini o ispanici. Tuttavia, di questi, solo il 4% lo ha utilizzato personalmente e il 75% ha affermato che non dovrebbe essere utilizzato per identificare nessuno.
Va detto che i politici democratici hanno compreso questo messaggio ben prima della pubblicazione di questo sondaggio. Gli stessi gruppi latini per i diritti civili hanno iniziato ad abbandonare il termine nel 2021. Ma c’è un potente simbolismo nel fatto che molti di loro abbiano utilizzato per anni un termine per i latini che la stragrande maggioranza di loro non ha adottato.
Chiaramente, democratici e progressisti non sono più sulla stessa lunghezza d’onda di molti latini. Secondo gli exit poll di martedì, Kamala Harris ha ricevuto il 52% dei voti nelle elezioni presidenziali del 2024, rispetto al 61% di Joe Biden nel 2020, al 66% di Hillary Clinton nel 2016 e oltre il 70% di Barack Obama nel 2012.
E Donald Trump ha ricevuto il 55% dei voti espressi da uomini latini. Nessun altro candidato presidenziale del Partito Repubblicano avrà ottenuto più voti latini di lui, al 46%, secondo gli exit poll, che non danno l’ultima parola sul voto di ciascun gruppo demografico (seguiranno ulteriori studi).
Naturalmente tali risultati non sono solo il risultato dell’uso di una parola piuttosto che di un’altra per designare i latini. Questi ultimi hanno anche espresso la loro insoddisfazione per la loro situazione economica votando a favore di Donald Trump. Ma hanno anche espresso il loro rifiuto nei confronti di un partito che non sembra più sapere come affrontarli. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la questione dell’immigrazione clandestina, dove i democratici hanno a lungo dato l’impressione di voler accogliere la sensibilità dei gruppi di interesse piuttosto che riconoscere che i latinoamericani non erano meno preoccupati degli altri dalla crisi al confine meridionale.
Il grafico qui sopra, prodotto dal sito web ProPublica, dovrebbe spaventare i democratici. Illustra l’evoluzione del voto in 18 contee a maggioranza latina situate a 30 km o meno dal confine tra Texas e Messico. E rappresenta un altro potente simbolo della disconnessione tra i democratici e un numero crescente di latini.
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