Grover Cleveland, l'unico ex presidente ad essere tornato alla ribalta, nel 1892

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Grover Cleveland nella sua casa di Princeton, New Jersey (Stati Uniti), fotografata dalla New York Herald Company nel 1908. BIBLIOTECA DEL CONGRESSO

Ritorno alla “Gilded Age”, l’età dell’oro degli Stati Uniti, fatta di fortune industriali, corruzione e imbrogli politici di fine Ottocentoe secolo, dopo la guerra civile. Se Donald Trump vincesse le elezioni presidenziali del 5 novembre, realizzerebbe la più grande rimonta politica nella storia recente degli Stati Uniti. Solo un presidente riuscì ad essere eletto una seconda volta dopo essere stato sconfitto: Grover Cleveland (1837-1908), eletto nel 1884, sconfitto nel 1888 e rieletto nel 1892.

Quest’uomo è un po’ l’antitesi di Donald Trump: è stato il primo democratico eletto presidente dopo la guerra civile, in un clima di euforia economica e imprenditorialità. Ex sindaco di Buffalo (Stato di New York) ed ex governatore di New York, quest'uomo onesto e austero ha vinto con un programma anticorruzione, contrario agli alti dazi doganali, contro il bimetallismo (l'oro diventava raro, l'argento veniva usato come seconda moneta ma il suo utilizzo portò all’inflazione) e contro l’emergente imperialismo americano. Ha vinto contro parte del suo stesso partito, in particolare Tammany Hall, la macchina politica clientelare di cattolici irlandesi di New York, che governava la città, ma con il sostegno dei repubblicani stanchi della corruzione, i Mugwumps.. È stato aggredito per aver avuto un figlio illegittimo. Il suo avversario repubblicano, James Blaine, era stato implicato negli scandali di corruzione ferroviaria.

“Torneremo tra quattro anni esatti”

Grover Cleveland si oppose agli aiuti agli agricoltori occidentali con una famosa dichiarazione sul non coinvolgimento dello Stato federale: “Anche se le persone sostengono il governo, il governo non dovrebbe sostenere le persone. » Fu sconfitto nel 1888 dal repubblicano Benjamin Harrison, l'ultimo presidente americano a portare la barba: perse nel voto popolare per 90.000 voti ma vinse tra gli elettori (233 contro 168), conquistando in particolare le chiavi degli Stati a New York e Indiana.

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Harrison ha elogiato il «provvidenza». “La Provvidenza non c’entra nulla”ha inveito alla stampa Matthew Quay, “boss” repubblicano e senatore della Pennsylvania. “Non saprà mai come alcuni dei suoi sostenitori hanno dovuto avvicinarsi alle porte del penitenziario per nominarlo presidente. » A confermare la vicenda è il sito della Casa Bianca, che traccia la biografia dei suoi inquilini : “Sebbene Harrison non avesse stipulato alcun accordo politico, i suoi sostenitori avevano fatto innumerevoli promesse a suo favore. »

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