In Bolivia, l’ex presidente Morales vittima di un tentato attentato

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I sostenitori di Evo Morales parlano ai media dopo che l’ex presidente boliviano ha detto che il suo veicolo è stato colpito da colpi di arma da fuoco, domenica 27 ottobre 2024, a Cochabamba, in Bolivia. PATRICIA PINTO/REUTERS

L’ex presidente della Bolivia, Evo Morales (2006-2019), 65 anni, ha annunciato di essere stato vittima di un attentato domenica 27 ottobre. Secondo un post sul suo account Facebook, il suo corteo è stato intercettato alle 6,20 da due veicoli all’ingresso di una caserma militare nel dipartimento di Cochabamba, a sud-est di La Paz. Quattro uomini incappucciati, vestiti di nero, avrebbero poi sparato 14 colpi contro l’auto che trasportava l’ex presidente ad una stazione radio.

Un video, girato da un passeggero nella parte posteriore del veicolo dove si trovava il signor Morales e che viaggiava a tutta velocità, trasmesso con il testo mostra tre fori di proiettile sul parabrezza e sangue sul cranio del conducente, mentre la voce di una donna terrorizzata implora l’ex presidente di farlo “abbassarsi” per evitare i colpi.

Poche ore dopo, Evo Morales ha accusato X, davanti alla Commissione interamericana dei diritti umani, di “agenti d’élite dello Stato boliviano”guidato dal presidente Luis Arce, suo ex ministro dell’Economia, di aver commesso l’attentato. In una seconda pubblicazione, ha chiarito che le persone incappucciate lo erano “agenti di polizia” e quello“sono partiti in elicottero”.

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L’accusa di Morales contro il suo ex alleato, che è dalla sua parte “condannato” l’attacco e “ha ordinato un’indagine” sull’accaduto, aggrava la disputa tra loro: entrambi aspirano a guidare il Movimento verso il socialismo con la prospettiva di rappresentare il partito alle elezioni presidenziali del 2025.

Passare all’opposizione

Le tensioni tra le due figure della sinistra boliviana sono iniziate nei primi giorni del mandato di Luis Arce, nel novembre 2020. L’economista è stato eletto con l’appoggio di Morales, che allora era in esilio in Argentina dopo essere stato costretto a lasciare il potere nel 2019 e quindi non ha potuto partecipare alle elezioni.

Ma una volta investito alla guida del Paese, il signor Arce “ha deciso di emanciparsi dalla figura tutelare di Evo Morales”analizza Gaspard Estrada, politologo dell’unità Global South della London School of Economics. In particolare, ha formato un gabinetto ministeriale composto da figure ulteriormente lontane dall’ex presidente e ha rifiutato di nominare quest’ultimo, tornato nel paese da novembre 2020, a una carica di governo.

Da allora, l’ex leader sindacale, cui è stata vietata la candidatura alla presidenza dalla Corte Costituzionale, che ha annullato nel 2023 una disposizione relativa alla rielezione a tempo indeterminato che gli aveva consentito di candidarsi nel 2019, è passato all’opposizione. Il 17 settembre ha addirittura guidato una mobilitazione di 5.000 manifestanti che hanno percorso per sei giorni i 190 chilometri che collegano la città di Caracollo, nell’est del Paese, a La Paz, per chiedere un rimpasto ministeriale. Secondo Morales, Luis Arce ha gettato questo paese di 12 milioni di abitanti nella crisi economica.

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