Dramma in Algeria –
Mistero sull’assassinio di un turista svizzero a Djanet
Nonostante l’arresto di due sospettati, le autorità locali e svizzere mantengono il riserbo sul caso, lasciando in sospeso molte domande.
Pubblicato: 22/10/2024, 11:14
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L’11 ottobre un turista svizzero è stato brutalmente assassinato mentre era in vacanza nella città di Djanet, situata a 2.300 chilometri a sud di Algeri. Seduta sulla terrazza di un bar del centro cittadino, a due passi dall’ufficio turistico locale, la vittima è stata aggredita e sgozzata da un uomo armato di coltello. Ha ceduto alle ferite riportate dopo essere stata evacuata all’ospedale Djanet.
Secondo “Liberazione”secondo quanto riferito, due sospettati sarebbero stati arrestati. I due uomini, originari del nord dell’Algeria, si trovavano nella regione da diversi mesi, travestiti da tuareg. Per il momento non ci sono informazioni per stabilire se si sia trattato di un atto isolato o motivato da altri motivi. Colpisce la discrezione delle autorità locali: nessuna comunicazione ufficiale, né sul posto né via social, è filtrata dopo l’evento.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha confermato lunedì l’accaduto, precisando di aver preso in carico il gruppo di quattro persone che accompagnava la vittima, ora rimpatriata in Svizzera. Tuttavia non sono state rilasciate ulteriori informazioni.
Misure di sicurezza rafforzate
Questo omicidio, avvenuto in una delle destinazioni turistiche più popolari dell’Algeria, potrebbe risvegliare brutti ricordi degli anni di violenza vissuti dal paese. Il sud dell’Algeria, a lungo chiuso ai turisti per motivi di sicurezza, ha recentemente riaperto le sue porte, in particolare con l’inaugurazione di un collegamento aereo diretto tra Parigi e Djanet nel 2022. Questa regione, dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO, attira oggi migliaia di visitatori ciascuno anno.
Dopo l’assassinio, le misure di sicurezza furono rafforzate, compresa l’installazione di ulteriori posti di blocco militari. È in corso un’indagine, ma le autorità algerine, come quelle svizzere, mantengono attualmente un silenzio che non fa altro che accentuare le domande.
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