Sabato l’Albania ha rimpatriato in Italia 12 migranti.
Nonostante l’accordo tra i due paesi, un tribunale italiano ha invalidato la loro trattenuta.
Un accordo controverso… e non pienamente attuato. Dodici migranti ospitati in un centro per richiedenti asilo in Albania, nell’ambito dell’accordo tra Roma e Tirana, sono stati rimpatriati in Italia questo sabato, dopo che un tribunale italiano ha invalidato la loro detenzione.
Mercoledì sono arrivati nel porto albanese di Shengjin circa 16 uomini provenienti dal Bangladesh e dall’Egitto. Tuttavia, poco dopo il loro arrivo, quattro di loro furono identificati come: “vulnerabile” – due dichiaravano di essere minorenni e altri due bisognosi di cure mediche – e sono stati rimpatriati in Italia.
Criteri non soddisfatti
I restanti 12 richiedenti asilo sono saliti a bordo di una nave della guardia costiera italiana, la “Guardia Costiera CP 422”, sabato mattina e sono stati sbarcati nel pomeriggio a Bari, nel sud Italia, ha indicato una fonte del governo italiano. I giudici italiani della sezione questioni migratorie del Tribunale di Roma hanno invalidato la loro detenzione, citando una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sui paesi di origine considerati “sicuri” dai paesi ospitanti. Il tribunale ha stabilito che, secondo i termini di questa sentenza, i 12 migranti non soddisfacevano i criteri per la detenzione in Albania e che dovevano essere rimpatriati in Italia.
Si tratta di un duro colpo per il governo ultraconservatore di Giorgia Meloni, che ha fatto della lotta all’immigrazione irregolare uno dei suoi principali cavalli di battaglia politici. Il capo del governo ha inoltre presentato l’accordo con Tirana come modello per i suoi partner dell’Unione Europea.
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Della durata di cinque anni, riguarda uomini adulti intercettati dalla Marina Militare o dalla Guardia costiera italiana nella loro zona di ricerca e soccorso in acque internazionali. La procedura prevede un primo controllo su una nave militare, prima di un trasferimento in un centro nel nord dell’Albania, nel porto di Shengjin, per l’identificazione, poi in un secondo centro, su un’ex base militare a Gjader.
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