In un’escalation diplomatica, Washington lancia un ultimatum a Tel Aviv riguardo alla crisi umanitaria a Gaza. Questa minaccia di embargo sulle armi segna un importante punto di svolta nelle relazioni tra i due storici alleati.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin hanno inviato un messaggio inequivocabile al governo israeliano: risolvere la crisi umanitaria a Gaza entro 30 giorni o affrontare potenziali sanzioni sulle consegne di armi.
Questo avvertimento, rivelato dai media israeliani N12, arriva in un contesto di crescenti tensioni. Gli Stati Uniti, il principale fornitore di aiuti militari a Israele, esprimono profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza. Il documento inviato ai ministri israeliani Ron Dermer e Yoav Gallant è chiaro: “La mancata attuazione di queste misure potrebbe avere conseguenze per la politica americana, in conformità con la legge americana”. Questa pressione americana fa eco alle recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che ha chiesto la fine delle consegne di armi a Israele per la guerra a Gaza. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha poi risposto definendo “una vergogna” qualsiasi idea di embargo.
L’ultimatum americano pone ora Israele in una posizione delicata. Mentre il Paese deve affrontare minacce su più fronti, anche da parte dell’Iran e dei suoi alleati regionali, la prospettiva di un embargo sulle armi potrebbe compromettere seriamente la sua capacità di difesa.
