Questo è senza dubbio uno dei luoghi dove i giornalisti stranieri sono tenuti lontani da anni: la periferia sud della capitale libanese, vera e propria roccaforte di Hezbollah. Eppure, sabato mattina, un giornalista belga è riuscito a raggiungere il luogo dell’attentato, dove è stato ucciso il leader del movimento terroristico Hassan Nasrallah. È arrivato sul posto molto prima degli altri giornalisti stranieri della CNN o della BBC.
“Urlavano, urlavano, in pieno lutto, appena un’ora dopo l’annuncio della morte di Nasrallah. E così siamo entrati in posti dove normalmente nessuno, e soprattutto non gli stranieri, la stampa straniera, poteva entrare“, descrive.
Nei giorni scorsi è iniziata la ricerca delle vittime con risorse irrisorie vista l’entità dei danni. Solo per effettuare questo straordinario attacco furono utilizzate più di 80 tonnellate di bombe. “Ho visto molta distruzione in tutto il mondo, in Ucraina, a Gaza, in molti paesi, in situazioni di guerra. Ma proprio lì, non avevo mai visto una tale distruzione in un luogo abbastanza limitato“, confida il giornalista.
Oggi l’attacco di terra israeliano nel sud del paese sta provocando l’esodo di migliaia di libanesi che fuggono dalla zona del conflitto. “Se ti guardi intorno, nel centro di Beirut, c’è tantissima gente, ci sono ingorghi ovunque. A quanto pare, quello che mi viene detto è perché sono sempre più le persone che hanno lasciato il sud del Paese“, spiega.
Il giornalista belga resterà sul posto ancora diversi giorni per testimoniare una situazione di guerra che, ammette, non ha mai vissuto prima.