fallimento del referendum sulla destituzione dei sindaci albanesi

fallimento del referendum sulla destituzione dei sindaci albanesi
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Il referendum sulla destituzione dei sindaci albanesi in quattro città a maggioranza serba nel nord del Kosovo è fallito domenica a causa del boicottaggio della maggioranza serba. Il presidente del Kosovo ha denunciato un boicottaggio dovuto soprattutto alla “pressione di Belgrado”.

“Ancora una volta la Serbia ha interferito illegalmente nel processo elettorale di un altro paese”, ha criticato Vjosa Osmani in un comunicato stampa.

Sintomo delle forti tensioni tra le comunità di questo territorio balcanico, l’elezione dei sindaci albanesi, con appena il 3% di partecipazione, un anno fa, scatenò la violenza in questa regione a maggioranza serba sostenuta da Belgrado.

Ma al referendum di domenica hanno votato solo 253 dei 45.000 elettori, ha riferito in serata la Commissione elettorale centrale (CEC). La votazione è quindi fallita per mancanza di partecipazione sufficiente, ha dichiarato il presidente della KEK Kreshnik Radoniqi. Perché le elezioni fossero valide, il tasso di partecipazione avrebbe dovuto essere superiore al 50% degli elettori.

Soldati NATO feriti

Le tensioni nel tormentato nord del Kosovo covano da mesi, in seguito alle elezioni locali vinte da sindaci di etnia albanese a causa del boicottaggio serbo. I sindaci oggetto del referendum sono stati eletti nell’aprile 2023 durante le elezioni comunali boicottate dai serbi del Kosovo.

Sono poi scesi in piazza per impedire ai nuovi consiglieri comunali di svolgere le loro funzioni. Durante queste manifestazioni sono rimasti feriti circa trenta soldati della NATO, alcuni dei quali in modo grave.

Quest’inverno, il più grande partito serbo del Kosovo, Srpska lista, è riuscito a raccogliere abbastanza firme nei comuni di Zvecan, Mitrovica Nord, Leposavic e Zubin Potok, tutti nel nord del Kosovo, per chiedere un referendum sulla loro cacciata.

Ma da una vittoria sicura di qualche settimana fa, la situazione si è trasformata in un imbroglio politico e logistico: i funzionari serbi hanno invitato i cittadini a boicottare il voto appena 15 giorni prima della data prevista.

I rapporti tra Pristina e la minoranza serba del nord del Kosovo, sostenuta e in parte finanziata da Belgrado, sono tesi fin dai tempi dell’indipendenza, proclamata nel 2008.

/ATS

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